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Se Report arriva in classe

ISTRUZIONE La scuola sembra vittima prediletta dei tagli alle risorse: già martoriata negli scorsi anni, oggi deve fronteggiare l’ennesimo arrembaggio. Tanto che i rappresentanti albesi del settore si barricano in trincea, risoluti nell’impedire ulteriori saccheggi. Per quanto riguarda il Collegio docenti del liceo delle scienze sociali Leonardo Da Vinci, riunitosi la scorsa settimana, la posizione è radicale dato che la scuola subirà una “sforbiciata” a un terzo del totale del fondo d’istituto. In particolare, gli insegnanti si schierano contro «l’idea che il recupero degli scatti d’anzianità del 2011, previsti dal contratto, avvenga con il taglio di 300 milioni ai fondi erogati alle scuole. E poi contro il possibile aumento dell’orario dei docenti senza incremento salariale, il presunto taglio di altre 40 mila cattedre, le dichiarazioni politiche pronunciate dal premier Mario Monti sui docenti “conservatori” che non vogliono lavorare sei ore in più (non retribuite) rispetto al contratto». Perciò, ci ha spiegato la docente del Da Vinci Patrizia Scanu, «abbiamo deciso di intraprendere alcune azioni di protesta contro il Ministero. Innanzitutto di bloccare le prove Invalsi, ovvero le prove di italiano e matematica con cui il Governo valuta ogni anno la qualità formativa. Poi, di dimetterci da tutti gli incarichi (coordinatori di dipartimento e di classe, responsabili di laboratori e biblioteca, funzioni obiettivo, referenti di progetti) che vengono delegati dal preside ai docenti e non sono quasi mai retribuiti, se non in forma simbolica».

Infine la scelta più sofferta, quella inevitabile: ridurre di un terzo i progetti già previsti nel Piano dell’offerta formativa. Il Da Vinci ha da sempre offerto opportunità uniche ai propri studenti: corsi per gli alunni disabili, apprendimento di lingue straniere, progetti in interazione con la Casa circondariale. Ovvero, idee e attività capaci di formare gli alunni non solo sul piano cognitivo, ma anche su quello affettivo ed esistenziale.

Ma anche altre scuole sono sul piede di guerra. Lo ha spiegato una rappresentante di classe della scuola materna Beppe Fenoglio (primo Circolo): «Abbiamo scelto una forma di protesta che non andasse a colpire troppo i bambini, ovvero la cancellazione della festa di Natale.

Milena Gabanelli

Abbiamo poi pensato di contattare il Comitato genitori di Alba e la giornalista Milena Gabanelli di Report, per chiedere aiuto nella realizzazione di un’iniziativa: la stesura di un documento che riporti nero su bianco i tagli e gli sprechi che stanno colpendo la scuola, accompagnato da una raccolta di firme da estendere a tutte le scuole di Alba e magari anche dei paesi limitrofi». L’unica forma di protesta possibile sembra l’autolimitazione, il sabotaggio di se stessi: un messaggio paradossale, ma dall’insuperabile potenza comunicativa. Bambini costretti a rinunciare al Natale: immagine semplice, drammatica e indicativa di qualcosa che comincia a scricchiolare per davvero.

Matteo Viberti

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