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UNITI per la Festa dei popoli

Il centro diocesano Bakhita è la casa in cui l’associazione Migrantes lavora per gli stranieri; ha sede in via Pola: dedicata agli immigrati con difficoltà integrative, la palazzina contiene una scuola per l’insegnamento della lingua italiana e uno sportello-ascolto aperto a tutti (italiani e stranieri). Don Paolo Rocca è il presidente del progetto. In vista della Festa dei popoli, in programma domenica 6 gennaio, lo abbiamo intervistato.

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Don Paolo, potrebbe riassumere la filosofia del centro Migrantes Bakhita?

«Partiamo dal presupposto che ognuno di noi è un essere umano, indipendentemente dal colore della pelle. Nel nostro centro sono accolte persone in grave difficoltà, ma anche datori di lavoro che necessitano di consigli sul trattamento da riservare agli stranieri. Ci poniamo l’obiettivo di sostenere le madri coi loro figli, di insegnare l’italiano (sono più di cento gli alunni che frequentano i nostri corsi), ma anche di trovare un’occupazione ai ragazzi in difficoltà».

Quali sono i risultati?

«La gioia più grande è osservare che dopo vent’anni alcuni immigrati mantengono il medesimo lavoro che noi stessi avevamo loro procurato. E basta ascoltare i ringraziamenti delle madri che dopo qualche anno ritornano e parlano un italiano eccellente. Proponiamo un progetto di vita migratorio, ottenendo responsi positivi».

Ci parli della festa.

«Il vescovo Giacomo Lanzetti ha espresso preoccupazione riguardo alla partecipazione durante la Festa dei popoli: l’evento si svolgerà il giorno dell’Epifania, alle 10, nella Cattedrale di San Lorenzo. Ci poniamo l’obiettivo di enucleare tre grandi valori: il primo è il concetto della “narrazione”. Con lo svolgersi della giornata, ogni immigrato sarà invitato a esprimere la sua condizione, raccontando la propria storia con una presa di consapevolezza. Il secondo valore è rappresentato dalla “bandiera”, l’emblema della vita vissuta e della coscienza nazionale: ognuno dei partecipanti rappresenterà il proprio Paese di provenienza. Ultimo punto, ma non meno importante, è la “celebrazione”, elemento presente peraltro in molte culture religiose: anche i fratelli musulmani saranno invitati a riflettere su tale concetto. Al termine della Messa ognuno sarà invitato a un rinfresco interetnico nei locali dell’oratorio del Duomo. Ci aspettiamo una grande partecipazione».

Marco Viberti

Il significato della giornata

Trovarsi tutti insieme in Cattedrale domenica 6 gennaio – giorno dell’Epifania – non vuole essere solo un appuntamento di circostanza ma un desiderio profondo di sentirsi più uniti, stranieri e albesi, persone di fede cristiana e cattolica, ma anche di fede diversa o persone ancora in ricerca o lontane, da un progetto comune che intende scoprire nelle persone un percorso di integrazione e inserimento. Vuole essere un desiderio di provare anche noi a capire di più chi ci sta di fronte. Gli stranieri ad Alba si incontrano tra loro anche per via di un linguaggio intuitivo che fa scoprire sul volto del prossimo la fatica legata ai problemi della regolarizzazione, alla residenza, al rinnovo del soggiorno, al lavoro, alla casa, alla scuola, alla salute, al duro vivere quotidiano. In questo cammino anche noi cristiani come persone e Chiesa vogliamo fare qualcosa che possa essere indelebile nel cuore e nelle coscienze di tanti nostri fratelli immigrati: far conoscere a tutti che nelle varie direzioni di marcia della vita ve n’è una che non può essere dimenticata: la verità rivelata da Gesù che si scrive con la parola Natale e con la parola pace. Questo è il senso dell’Epifania: Dio che in Gesù manifesta il suo amore, la sua misericordia, e la sua tenerezza, a chiunque sia disposto ad aprire la porta del proprio cuore. Per questo nel giorno dell’Epifania la Chiesa invita a vivere insieme una giornata diversa nell’amicizia e nella crescita.

Don Paolo Rocca

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