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Felici e credenti

Ci sono quelli che “non cambierà mai niente, inutile darsi tanto da fare” e ci sono quelli che prendono in mano la situazione provando a fare la propria parte, anche se piccola.

Ci sono quelli che “si potrebbe fare, si potrebbe andare, si potrebbe dire” e ci sono quelli che compiono scelte precise giorno per giorno con piccoli sacrifici e grandi prospettive.

Ci sono quelli che “cosa le pago a fare le tasse se non ricevo i servizi corrispondenti?” e ci sono quelli che contribuiscono, non senza fatica, perché la scuola e l’ospedale continuino a essere per tutti.

Ci sono quelli che “tanto sono tutti uguali” e ci sono quelli che si sforzano di scegliere ancora una volta la persona che meglio li possa rappresentare, perché il voto è un diritto prezioso, conquistato con fatica.

Ci sono quelli che “è inutile insistere, tanto in parrocchia non ci viene più nessuno” e ci sono quelli che scelgono di impegnarsi per dare fiato e gambe a questa Chiesa, in nome dell’affetto sincero e reciproco che da tempo li lega a essa e del preciso mandato ricevuto dal Concilio Vaticano II.

Ci sono quelli che “io non voglio aderire a nulla, né compromettermi con nessuno” e ci sono quelli che scelgono di associarsi, consapevoli della bellezza e dell’importanza di esserci con altri, mettendo a disposizione il proprio tempo e le proprie risorse per costruire qualcosa che li superi.

Ci sono quelli che “va beh, il tempo del catechismo è finito” e ci sono quelli che provano a mettersi in ascolto per comprendere ciò che Gesù ha da dire alla loro vita oggi. Ci sono quelli che si credono e ci sono quelli che ci credono.

Vorremmo dedicare la festa diocesana 2013 a queste seconde persone, a quelle che ci credono, a tutti noi che ci sforziamo di immaginare un futuro per la nostra comunità impegnandoci a realizzarlo nel nostro piccolo, senza retorica o trionfalismo. L’ormai tradizionale appuntamento di febbraio serve anche e soprattutto a questo: incontrarsi, confrontarsi, raccontarsi ci restituisce meglio di qualsiasi lettera o discorso il valore autentico dell’essere associazione.

Intuire anche visivamente che ci siamo, e siamo tanti nonostante tutto, ci aiuta a coltivare quell’importante dono che è la fiducia. Se ne sente tanto parlare – soprattutto in momenti difficili e incerti come quello che stiamo vivendo dal punto di vista sociale e politico – tralasciando tuttavia spesso di sottolineare due aspetti fondamentali, in assenza dei quali parlare di fiducia diventa quanto meno arduo.

La fiducia, innanzitutto, è un fatto personale, nel senso che riguarda le persone, la loro umanità, la loro storia, e si fonda, di conseguenza, sui legami e le relazioni reciproche che stringono. La nostra stessa fede si fonda sulla relazione con una persona e la vita delle nostre famiglie e delle nostre comunità parrocchiali, il legame associativo che ci lega sono ottime palestre dove allenare la capacità di fidarsi e di essere affidabili.

In secondo luogo la fiducia è gratuita: non possiamo sapere come andrà a finire. Non si tratta semplicemente di ottimismo fine a se stesso né di comodo fatalismo,ma di quella consapevolezza fatta di serenità, disponibilità all’impegno personale e affidamento all’altro che chiamiamo speranza. Un atteggiamento che può interpellare i nostri amici, vicini di casa, colleghi di lavoro, compagni di scuola dando corpo e forma autentica a quella testimonianza cristiana che non può essere intesa semplicemente come il susseguirsi di gesti eclatanti una tantum, ma deve essere vissuta e coltivata nel quotidiano dei nostri ambienti di vita. Buona festa a tutti!

Maurizio Tibaldi.

presidenza diocesana Azione cattolica di Alba

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