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Il direttore risponde (19 febbraio)

La scelta coraggiosa di Benedetto XVI

La decisione di papa Ratzinger è stata definita profetica, coraggiosa, inaspettata. La definizione esatta del suo gesto, comunque, non è né dimissioni né abdicazione, ma rinuncia. Sono le parole da lui stesso usate nel darne l’annuncio, ma sono anche quelle contenute nel Codice di diritto canonico, che al canone 332, paragrafo 2, recita: «Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, si richiede per la validità che la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata, non si richiede invece che qualcuno la accetti». Benedetto XVI ha fatto tutto secondo le regole, dunque. La sua decisione è stata in parte inaspettata, ma non imprevedibile. Certamente è stata anche coraggiosa e profetica. Ma quali sono state le motivazioni? Quelle espresse pubblicamente riguardano il venir meno delle forze, del vigore dell’animo e del corpo per l’età avanzata. Per questo il Papa dichiara di non poter esercitare più in modo adeguato il ministero petrino. Nel mare magnum delle ipotesi a me sembra che ne emerga una. La parola chiave è “potere”. Papa Benedetto ne ha parlato più volte nell’ultima settimana. Ad esempio, il Mercoledì delle ceneri, ha definito il volto della Chiesa deturpato dalle divisioni e ha invitato a superare individualismi e rivalità. Nell’Angelus di domenica 17, commentando il brano delle tentazioni di Gesù, ha detto che esse consistono sempre «nello strumentalizzare Dio per i propri interessi, dando più importanza al successo o ai beni materiali». E ha aggiunto: «Il tentatore è subdolo: non spinge direttamente verso il male, ma verso un falso bene, facendo credere che le vere realtà sono il potere e ciò che soddisfa i bisogni primari. In questo modo, Dio diventa secondario, si riduce a un mezzo, in definitiva diventa irreale, non conta più, svanisce». Benedetto XVI, in una Chiesa dove a tutti i livelli sembra ci sia una lotta per il potere, dove i cristiani paiono interessati al successo e ai beni materiali, ha fatto una scelta esemplare e coraggiosa, davvero profetica. Ha scelto di rinunciare al potere, alla carica, e di rimanere nascosto per il mondo dedicandosi alla preghiera. Sarà ascoltato, nella Chiesa, nel mondo, nella vita di ciascuno, questo esempio del Papa? Smetteremo con gli arrivismi, il carrierismo, la corsa al successo, la ricerca egoistica del possesso? Forse no, ma tutti siamo chiamati a riflettere. In particolare noi cristiani avremo il coraggio di riorientarci decisamente verso Dio, rinnegando l’orgoglio e l’egoismo per vivere nell’amore? Avremo il coraggio, come ha detto papa Benedetto domenica scorsa, in questo Anno della fede, di riscoprire la fede in Dio come criteriobase della nostra vita e della vita della Chiesa?

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