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La fede possibile di chi si dice non credente

Nuovo appuntamento con i Lunedì di San Paolo, lunedì 11 febbraio alle 21 nel tempio di San Paolo di Alba con mons. Luciano Pacomio, vescovo di Mondovì. L’intervista che mons. Pacomio ci ha rilasciato è legata al tema dell’incontro: “La fede possibile di chi si dice non credente”. La necessità di instaurare un dialogo produttivo con i non credenti spinge necessariamente il credente a confrontarsi con se stesso ma soprattutto con Dio. Passati i secoli in cui la Chiesa condannava senza appello l’ateismo, i cristiani nel mondo devono sentirsi impegnati a un dialogo senza reticenze rispetto alla loro fede, ma anche senza pregiudiziali verso chi non crede. L’ascolto delle voci diverse è la premessa per un rapporto costruttivo. La questione della moralità sfugge tuttavia a una nostra possibile esaustiva comprensione: è nelle mani di Dio e solo lui può conoscere i nostri cuori.

Possiamo riconoscere l’esistenza di Dio con la nostra ragione, mons. Pacomio? «Ritengo che, guardandoci bene attorno e dentro, riusciamo a riconoscere con la nostra capacità discernente e interpretante (intelligenza) le “orme”, i “segni” della presenza e dell’agire di Dio».

Perché gli uomini negano Dio, se possono riconoscerlo con la ragione? «Per guardarsi dentro e avere “buoni” occhi per guardarsi attorno, bisogna avere criteri di riconoscimento e volontà disponibile e perseverante. Concretamente il nostro ragionare deve esprimersi con ricerca continua, capacità di constatare i propri blocchi e le non ben motivate valutazioni; questo modo di rapportarsi nel nostro desiderio e sforzo di conoscere Dio deve essere vissuto in tanta pace e gioia in crescendo, compossibile con la coscienza dei nostri limiti e perfino del nostro soffrire e del reale evento del nostro morire».

C’è contraddizione tra fede e scienza? «Se la scienza è ricerca e conseguimento di un risultato provato e documentabile, con le capacità umane da noi messe in atto, non è mai contro la fede e tanto meno le è estranea. Se fede è il dono che fa Dio di sé, abilitando la persona umana a vivere di Lui; e quindi in crescendo sempre più conoscere il cosmo, la natura, le sue leggi, a vantaggio di tutti».

Dov’è Dio oggi nel tempo che vivo e nel mondo che abito? Dove lo riconosco presente? «Dio oggi è qui, con me, tra noi. È più presente a me di me stesso. È compagnia permanente, il mio vivere; sostiene amorevolmente, come nessun altro, il mio incedere nel tempo. Devo però imparare ad accoglierlo, a ospitarlo, ad ascoltarlo e a dialogare con Lui. È persona che mi ama come nessun’altra persona umana sa e può fare. Il mio essere al mondo, il silenzio, la voce, la musica, l’agire benefico, possono aiutarmi. Comprendiamo che la sofferenza, l’ingiustizia, il dramma sono causati dal limite creaturale e dalla malvagità, ma Dio non è né l’uno né l’altra. È tutt’altro, è davvero solo Dio, Amore e Comunione».

Hans Küng alla domanda “il cristianesimo di speciale che cosa può offrire?” ha risposto così: «Molto. Naturalmente va capito che anche nelle altre religioni si trovano tanti valori, e che una visione etica e spirituale si nutre anche dell’apporto che viene dagli agnostici, dagli scettici, dagli atei…». Il cristianesimo può pretendere di cambiare da solo il mondo? «Il cristianesimo c’è quando, da Pietro in poi, qualcuno dice dell’uomo Gesù: Tu sei il Signore (Tu sei Dio, Tu il Figlio di Dio, Tu sei Tutto e in tutti). Il cristianesimo ha delle forme testimoniali, esplicite, attestabili nei Santi, nella Chiesa, in servitori e servitrici della Parola rivelata-scritta (la Bibbia, il Vangelo). Ma è anche presente in forme incoative, non sempre ben codificabili, in ogni pensare ben elaborato, in ogni azione che in mille modi aiuta l’altro, in ogni ricerca e in ogni rapporto che “fa bene”, in ogni azione “buona”. Certamente ogni “buona” attuazione, pensiero, progetto, può essere parziale, perfettibile, richiedente ulteriore compimento e perfezionamento. Ma non è anticristiano e anche, a insaputa di chi pensa e opera, non è contro il cristianesimo».

I cosiddetti senza Dio, cioè gli atei e gli agnostici, vengono da più parti dipinti a tinte scure, sostenendo che non possono, per principio, predicare e praticare nulla di veramente buono, e che la loro etica è inevitabilmente di qualità inferiore a quella dei credenti. Fede in Dio e moralità non vanno necessariamente di pari passo e non basta essere credenti per essere persone migliori, spiritualmente e moralmente. È vera questa analisi? «Può essere anche così proposta una possibile analisi descrittiva degli uomini. Ma preferisco nel rispondere affidarmi alle interpretazioni dell’uomo, della storia, del credere, proposteci da Gesù anche solo nel discorso delle parabole dell’evangelista Matteo (c. 13). Il seme della Parola (Vangelo) è abbondantemente seminato nel cuore di ogni persona: il risultato è dissimile l’uno dall’altro; e sono evidenziati condizionamenti e cause da prendere in seria considerazione da ciascuno di noi. Attenzione poi che ci sono di fatto, nella storia, buoni e cattivi; giacché ciascuno di noi in ogni condizione e ruolo può essere a volta a volta “buon grano” o “zizzania”. E questo, lungo l’arco di tutta la nostra storia personale e della storia di tutta l’umanità. Però basta il poco, “dalle mani di Dio” affidato all’uomo: un granello di senape o un pizzico di lievito; l’effetto è straordinario, non è proporzionato alla esiguità del dato iniziale. Vale la pena “buttarsi”, “perdere”, “vendere tutto” per acquistare il tesoro: in ogni età, in ogni condizione di salute, di censo, di cultura. Questo in ambito di fede, di ricerca, di attesa: fede, ricerca e attesa che coinvolgono la speranza e le opere (compresa la moralità). Chi è il migliore? Non è un concorso a premi; o una gara di bellezza o di ginnastica con un unico vincitore. Qui la vittoria è possibile a tutti, se accettiamo la lettura proposta dalle parabole di Gesù».

Filippo Rappa

CHI È Monsignor Luciano Pacomio

 

Mons. Luciano Pacomio, vescovo di Mondovì, è nato a Villanova Monferrato, nell’Oltrepò casalese, il 4 novembre 1941. È stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1965. Dopo l’ordinazione, ha conseguito la licenza in teologia presso la Facoltà teologica di Venegono (Milano), e la laurea in teologia dogmatica presso la Pontificia Università Gregoriana (Roma). Successivamente ha conseguito la licenza e la laurea in scienze bibliche presso il Pontificio Istituto Biblico (Roma). Dal 1968 al 1971, è stato docente di teologia dogmatica e Sacra Scrittura nel Seminario interdiocesano di Vercelli. Nel 1984 fu chiamato a Roma quale rettore dell’Almo Collegio Capranica. La nomina a Vescovo di Mondovì l’ha raggiunto mentre era canonico di Santa Maria Maggiore e membro del Consiglio presbiteriale a Roma. È autore di vari studi monografici e ha curato, presso l’editrice Marietti, il “Dizionario teologico interdisciplinare”. Ha pubblicato testi di teologia biblica e pastorale presso l’editrice Piemme di Casale Monferrato, della quale è tra i soci fondatori e direttore editoriale per le collane di teologia.

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