LIBERI dall’amianto

AMBIENTE Dopo le particelle di CO2, il Comune vuole eliminare anche quelle di amianto. L’obiettivo è fissato nell’agenda 2013 dell’Assessorato all’ambiente, che farà il possibile per favorire la rimozione delle fibre in amianto ancora presenti in città. La battaglia dell’Amministrazione di Maurizio Marello contro l’asbesto (il nome scientifico del materiale) è partita nel 2010, con la realizzazione di un censimento che ha evidenziato una situazione non priva di criticità. Grazie a segnalazioni volontarie e a 178 rilevazioni dell’Ufficio ambiente, sono stati contati 275 fabbricati caratterizzati da copertura in eternit, per una superficie di 181.419 metri quadrati, di cui 28.159 relativi a immobili residenziali e 141.557 a insediamenti produttivi. A quasi tre anni di distanza dalla ricognizione i dati mostrano un piccolo passo in avanti. Come spiega l’assessore Massimo Scavino, il numero di edifici contenenti amianto sta per scendere a 270 in quanto è stata sollecitata la bonifica di 5 casi che, seppure non fossero gravi, rischiavano di diventare pericolosi. Per giungere a “quota zero”, però, la strada è ancora lunga, anche perché l’onere della rimozione spetta ai proprietari, i quali non possono nemmeno usufruire dei contributi regionali previsti fino a qualche anno fa. In attesa, che cosa può fare il Comune? Ha risposto Scavino: «In stretto contatto con l’Arpa, proseguiremo l’opera di monitoraggio e controllo, onde evitare che gli edifici contenenti amianto possano degradarsi e disperdere nell’aria le microfibre dannose per l’uomo, cercando di sensibilizzare. Nel giro di qualche mese, imitando l’esperienza di CasaleMonferrato, proporremo un bando con il quale le aziende che rimuovono eternit potranno manifestare il proprio interesse a intervenire nella nostra città. Poi, i tecnici redigeranno un elenco delle imprese a cui gli albesi potranno rivolgersi per rimuovere l’amianto. Il Comune, con il progetto Alba senza amianto, cercherà di invogliare a trovare soluzioni di bonifica economicamente sostenibili, come, ad esempio, l’installazione di pannelli fotovoltaici sulle coperture, per rientrare dall’investimento. Inoltre, si valuterà la possibilità di assegnare un piccolo contributo a chi deciderà di bonificare».

Enrico Fonte

Non esistono bombe ecologiche, ma la situazione va affrontata

Parliamo con Santina Bruno, direttore dello Spresal (Servizio di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro) dell’Asl Cn2.

Come mai negli anni addietro l’amianto era così diffuso, Direttore? «Perché per molto tempo è stato considerato un materiale versatile a basso costo, utilizzabile per l’industria, l’edilizia e per diversi prodotti di consumo».

Perché è pericoloso? «L’amianto rappresenta un pericolo a causa delle fibre sottili e leggere di cui è costituito che, essendo 250 volte più piccole di un capello, possono essere inalate. Le fibre di amianto inalate si depositano in profondità nell’apparato respiratorio e possono provocare malattie dei polmoni, come l’asbestosi e il tumore polmonare, e della pleura. La malattia più grave è il tumore maligno della pleura, conosciuto come mesotelioma pleurico, che può svilupparsi anche dopo 40 anni dal momento dell’inalazione».

Quando l’amianto presente negli edifici diventa pericoloso? «La presenza, in un edificio, di materiali contenenti amianto non comporta di per sé un pericolo per la salute. Se il materiale è in buone condizioni e non viene manomesso, è improbabile che si possano liberare fibre. Se invece il materiale viene danneggiato, versa in cattive condizioni oppure è friabile, il rischio potenziale aumenta».

Chi si occupa di questa problematica? «La Regione ha istituito il Polo amianto dell’Arpa, che ha sede a Grugliasco, e il Centro sanitario amianto, noto come Centro regionale per la ricerca, sorveglianza e prevenzione dei rischi da amianto, con sede a Casale Monferrato.Alivello locale bisogna fare riferimento agli uffici territoriali dell’Arpa, ai sindaci e ai Dipartimenti di prevenzione delle Asl, che operano attraverso lo Spresal».

Quali dati ha lo Spresal? «Nel 2012 lo Spresal ha ricevuto nell’Asl documentazione inerente 433 interventi di rimozione di amianto per 210.372 metri quadrati di coperture di amianto rimosse. Sono stati esaminati 154 piani di lavoro per molti dei quali sono state imposte delle prescrizioni operative a tutela dei lavoratori. Sono stati effettuati 15 interventi ispettivi su cantieri di bonifica e in circa la metà dei casi è stato necessario imporre dei miglioramenti per la sicurezza. Sono state inoltre effettuate indagini per 9 casi di mesotelioma pleurico».

Nel territorio dell’Asl Cn2 quanto amianto è ancora presente? «Non disponiamo di un dato completo. Negli anni si è assistito a una notevole attività di rimozione e di messa in sicurezza dei manufatti contenenti amianto, che però è ancora presente, soprattutto nei tetti. Lo dimostra un dato del 2012, anno in cui l’88 per cento dei casi di rimozione di amianto era relativo a coperture contenenti fibrocemento».

i sono situazioni critiche? «Per fortuna, nell’Asl Cn2, non ci sono “bombe ecologiche”. Il problema dell’amianto negli edifici è presente, come nel resto d’Italia, e va affrontato, così come prevedono le normative, valutando lo stato dei materiali e intervenendo con la bonifica nei casi in cui il degrado o altre variabili la rendano necessaria oppure prevedendo un’azione di monitoraggio, controllo e manutenzione nei casi di materiali in buono stato».

A chi bisogna rivolgersi per rimuovere l’amianto? «A una ditta specializzata, cioè iscritta all’Albo gestori rifiuti (www.albogestoririfiuti.it)».

Perché è così costoso intervenire? «I costi sono dovuti alle spese per il trasferimento dei rifiuti nelle apposite discariche e all’impiego di maestranze specializzate, appositamente formate e addestrate, sorvegliate dal punto di vista sanitario, nonché assicurate contro i rischi».

Quanti sono i casi di persone colpite da mesotelioma pleurico? «Al nostro centro afferiscono tutti i casi di decesso per mesotelioma pleurico, che è un tumore correlato a una pregressa esposizione ad amianto. Fino a oggi ci sono pervenuti 80 casi. Per ciascuno viene effettuata una ricerca dell’esposizione ad amianto. Nella maggior parte dei casi si era verificata in età giovanile, al di fuori del territorio dell’Asl Cn2».

e.f.

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