Il Direttore generale della Fao all’Università di Pollenzo

POLLENZO «Produttori su piccola scala, produzione locale e circuiti di consumo e la riscoperta delle colture tradizionali sono fattori che giocano un ruolo importante nella riduzione della fame», ha detto lunedì 25 il direttore generale della Fao (l’organizzazione delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura) Josè Graziano de Silva a professori e studenti dell’Università delle scienze gastronomiche di Pollenzo, notando inoltre le numerose possibilità di collaborazione tra la Fao e l’ateneo.

De Silva ha affermato che la Rivoluzione verde degli anni ’60 ha incrementato l’accesso al cibo di oltre il 40% pro capite, ma a scapito della perdita della diversità alimentare a causa di un’attenzione eccessiva su alcune colture, oltre al danno ambientale dovuto all’uso intensivo di prodotti chimici.

Graziano da Silva ha poi citato la cassava in Africa e in Sudamerica, e la quinoa delle Ande come prodotti spontanei, che costituiscono un importante aiuto per i coltivatori poveri e le loro famiglie. Ha incoraggiato inoltre il pubblico in sala a sostenere e diffondere quello che è l’Anno internazionale della Quinoa, che si celebra nel 2013.

Quindi Graziano de Silva ha ricordato come il movimento internazionale Slow Food lavori con la Fao ad un progetto per mappare la biodiversità in quattro Stati africani: Guinea Bissau, Mali, Senegal e Sierra Leone. Il progetto ha aiutato gli agricoltori a diffondere le loro produzioni alimentari tradizionali anche sui mercati dei paesi sviluppati del nord del pianeta.

In chiusura Carlo Petrini, presidente di Slow Food e dell’Università di scienze gastronomiche, ha detto: «Per noi questa è un’occasione per sviluppare ulteriormente il lavoro congiunto tra Slow Food, Università di scienze gastronomiche e Fao. In particolare ci troviamo in linea su due punti: la difesa della biodiversità (come già la nostra collaborazione sui quattro paesi africani dimostra) e il lavoro di sensibilizzazione contro lo spreco del cibo».

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