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La fabbrica del cioccolato

La “fabbrica del cioccolato”, comesi chiamerebbe ad Alba, si trova nel varesotto, a Busto Arsizio, ma ha molto a che fare con la Langa. Nel dicembre scorso Alberto Bernasconi, un passato tra Ferrero e Barbero, innesta la sua idea imprenditoriale su Dolci libertà, un progetto realizzato da Sport&spettacolo holding – società che aggrega personaggi del mondo dello sport e dello spettacolo, imprenditori e professionisti, inaugurata nel 2010 tra gli altri da Franco Baresi e Beppe Baresi, ex calciatori di Milan e Inter – nella casa circondariale lombarda, la più affollata d’Italia, con 220 detenuti, dove ha appena “soggiornato” pure il ben noto Fabrizio Corona. “Fabbrica del cioccolato” vuol dire lavoro per 40 carcerati regolarmente assunti, che producono 700 chilogrammi al giorno di praline, biscotti, merendine, uova di Pasqua, drageé, tavolette, tartufi, creme spalmabili e una gamma completa di biscotti semplici e ricoperti, torte, tortine, panettoni e colombe, oltre ad altre mille prelibatezze di elevata qualità. Vuol dire cioè attenzione alla vita delle persone in cambio d’impegno a dare il meglio di se stessi.

Nel laboratorio, che promette libertà dietro le sbarre, Gazzetta ha trovato un piccolodrappello di detenuti: li chiameremo Sergio, Daniele, Rachid, Ibraim, Mario. Ma i loro nomi hanno decine di altri suoni. Sono intenti a preparare creme, cioccolatini e sfoglie. Alle nostre curiosità rispondono sbrigativi, assorti, senza lasciare il lavoro. Sorridono all’entusiasmo del neofita. Offrono praline, barrette e uova pasquali. Come spiega Rossella Panaro, giovane comandante di reparto, vicecomandante della Polizia penitenziaria del carcere di Busto Arsizio, svolgono un orario quotidiano di sei-otto ore, trasferendosi due volte al giorno dalla cella al reparto del carcere attrezzato a laboratorio, sotto l’attenta sorveglianza del personale penitenziario, preparato a dialogare e risolvere eventuali problemi. I detenuti, molti stranieri, imparano l’arte della pasticceria prima attraverso corsi professionali, poi nella pratica: impastano, cuociono, decorano e confezionano i prodotti destinati ad aziende, bar e negozi specializzati e distribuiti anche via Internet: www.dolciliberta. com.

Mala novità che profuma di Alba sono i prodotti dietetici.

Spiega l’albese Bernasconi: «I ragazzi celiaci soffrono a non poter addentare un Kinder bueno, una brioche o una tavoletta di cioccolato. Noi lavoriamo anche per permettere loro un’esistenza normale». Ed ecco le dolcezze glutine free, le tortine o le barrette da addentare senza problemi, che si innestano peraltro su un mercato in continua espansione – in controtendenza rispetto alla crisi – sempre più diffuso in esercizi specializzati, supermercati, farmacie e parafarmacie. A Busto Arsizio ai detenuti che operano su questa linea di prodotti è riservata un’area specializzata, dotata di modernissime attrezzature appositamente realizzate, come il resto del laboratorio di Dolci libertà. Insomma, si può sorridere e far sorridere da dietro le sbarre. Tanto che nel penitenziario lombardo, oltre al buonumore al cacao, c’è quello della linea di prodotti “dietetici” Happyfarm, il gusto dolce della vita.

Conferma Dionigi Colombo, amministratore delegato di Dolci libertà:

«Siamo un’azienda a tutti gli effetti. Produciamo alta qualità su oltre 800 metri quadrati, con un’area dedicata a formazione, test e sviluppo dei prodotti. Poniamo attenzione particolare alla formazione, con corsi tecnici e pratici di quattro mesi, tenuti all’interno del penitenziario con l’intervento di maestri cioccolatieri e pasticcieri di grande esperienza. I detenuti impegnati nel progetto imparano una professione, utile come lo è già stata per alcuni di loro».

Maria Grazia Olivero

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