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Vittoria, vent’anni trascorsi sulle Ande

Vittoria è insegnante di matematica in un liceo classico, benvoluta dai suoi allievi per il suo carattere aperto e i suoi atteggiamenti anticonformisti. Viaggia su un vecchio Maggiolino e, a volte, arriva a scuola con gli zoccoli ai piedi. A 46 anni decide di dare una svolta alla sua vita: aderisce a un progetto di cooperazione internazionale proposto da un vescovo del Perù e parte per una comunità campesina sulle Ande a 4.600 metri di altitudine. Vi resterà sette anni impegnata in promozione sociale, alfabetizzazione, in modo particolare nei confronti delle donne, diffusione dell’igiene nei bambini. Nel 1988 lascia la comunità e si trasferisce a Lima. Lassù ha sentito spesso le donne parlare di bambine che sono andate via. Le troverà a Lima, sfruttate dalle signore che avevano promesso di farle studiare, di offrire loro una vita migliore in cambio di un piccolo aiuto domestico. Anche a 4 o 5 anni sono piccole schiave senza diritti, che crescono in un ambiente dove subiscono violenze fisiche e psicologiche. Vittoria crea una sorta di asilo nido per ospitare i bambini delle lavoratrici domestiche, anche molto giovani, che hanno partorito spesso a seguito di violenze e che non hanno la possibilità di allevare i loro figli.

Dopo Lima Vittoria si trasferisce a Cusco. Il primo progetto è la creazione di un centro di appoggio alle lavoratrici domestiche e comincia a ospitare “bambine invisibili”. I “bianchi” considerano gli indios discendenti delle popolazioni locali, una razza inferiore. Uno dei primi pensieri di Vittoria è aiutare queste persone a riconquistare la loro dignità, offrire loro la possibilità di studiare e di lavorare, a tempo debito, con tutele di orario, retribuzione e riposi. In vent’anni Vittoria – con l’aiuto economico di amici italiani e la collaborazione di alcune ragazze rimaste al suo fianco – ha creato, oltre alla casa di accoglienza, una struttura per turisti, una radio gestita dalle ragazze e rivolta, nella lingua quechua, alle coetanee lavoratrici domestiche, una scuola serale. Quest’ultima, arricchita di corsi professionali nel settore del turismo, segue circa 150 studenti con 17 insegnanti, dei quali quattro lavorano nelle comunità campesine per la promozione sociale e la sensibilizzazione delle famiglie contadine sulla problematica della migrazione dei bambini.

Così Vittoria sintetizza il suo impegno: «Siamo un gruppo di amici che ha fede nell’umanità e ancora convinti che tutti nasciamo per essere felici, per questo vogliamo accompagnare le lavoratrici domestiche nella ricerca della loro felicità, coscienti di vivere in un mondo diviso tra oppressori e oppressi. Non può esistere felicità per le lavoratrici oppresse, che vivono un’esperienza di ingiustizia costante, violenza e mancanza di rispetto per sé e per la loro cultura. Agli oppressori ci si può opporre solo se riceviamo un’educazione che scuota il nostro essere e ci restituisca la volontà e la forza di lottare con amore».

Maresita Brandino


Vittoria (al centro della foto) con un gruppo di amici di Carmagnola.

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