A che punto è il consorzio?

Un’immagine della prima riunione di produttori svoltasi a Vezza

ROERO Quando, sabato 9 febbraio, è stato costituito il Consorzio di tutela della denominazione “Roero”, sembrava che il meccanismo di concreto avviamento della nuova struttura potesse essere molto rapido. Nella realtà, le cose sono andate più a rilento; quindi, anche per evitare supposizioni fuori luogo, abbiamo incontrato Angelo Negro, presidente del nuovo organismo, per verificare il reale stato dei lavori.

«Fin dall’inizio – ricorda Negro – sapevamo che bisognava procedere inmodopragmatico, senza troppe euforie. Così, il gruppo promotore ha deciso di coinvolgere nel modo più ampio possibile i vari protagonisti della filiera».

Come state lavorando?

«In sostanza, dopo aver definito i meccanismi di rappresentatività e sostegno economico, abbiamo cominciato la raccolta delle adesioni, che sta procedendo piuttosto bene. Ma, in contemporanea, abbiamo continuato a dialogare tra di noi e con gli altri produttori, sia alla spicciolata che in maniera organizzata. Così, ad esempio, il 27 marzo abbiamo tenuto una riunione a Castellinaldo, dove sono confluiti, oltre ai produttori locali, anche quelli di Govone, Priocca, Castagnito e altri. Dopo il Vinitaly, terremo un incontro analogo a Santa Vittoria per promuovere il progetto tra i produttori di Monticello, Pocapaglia, Piobesi e Corneliano».

E cosa state facendo invece nella parte più centrale della zona?

«Per i paesi più al centro del Roero, che fanno capo a Canale, Vezza, Monteu eMontà, stiamo lavorando alla spicciolata, visto che l’incontro di presentazione si era già svolto a inizio gennaio a Vezza».

Quali sono gli obiettivi a cui mirate?

«Senza dubbio la rappresentatività rispetto alla denominazione nel suo complesso, sia come numero di produttori, sia come produzione effettiva. Ma non ci basta raggiungere una maggioranza generica. Stiamo lavorando per finalizzare al meglio i vari tipi di rappresentanza: innanzitutto quella di territorio, vale a dire stiamo lavorando per favorire le adesioni da tutto il Roero per avere una presenza qualificata, sia in assemblea che in consiglio, dei 19 paesi che costituiscono la zona di produzione delle uve. In secondo luogo, la rappresentanza delle categorie. Vogliamo fare un consorzio equilibrato, dove le tre categorie della filiera (viticoltori, vinificatori e imbottigliatori) siano presenti in modo autorevole, per far sì che le decisioni che verranno prese sulla gestione della denominazione, la promozione e la tutela siano davvero condivise da tutte le tipologie professionali».

E il rapporto con il consorzio albese come si sta delineando?

«Non abbiamo trascurato questo aspetto, che per noi è fondamentale. Il consorzio non è nato in antitesi con la realtà albese, ma come massima responsabilizzazione verso la denominazione Roero. Le nostre aziende continueranno ad aderire anche alla struttura albese per le altre doc che ci coinvolgono insieme: Nebbiolo d’Alba, Barbera d’Alba e la grande Doc Langhe. La conferma viene dal fatto che nelle elezioni del nuovo Consiglio del consorzio albese in programma il 22 aprile ci saranno anche dei candidati del nostro territorio che competeranno per le denominazioni che prima ho citato». La primavera, quindi, sembra la stagione in cui il Consorzio del Roero acquisirà la piena maturità. Lo sapremo tra qualche settimana, ma le parole del Presidente fanno ben sperare. Così come fanno ben sperare le prospettive di mantenere un rapporto di collaborazione e dialogo con i produttori degli altri vini ottenuti di qua e di là dal Tanaro, con l’obiettivo di continuare il cammino che negli anni scorsi è stato tracciato.

Giancarlo Montaldo

Un’immagine della prima riunione di produttori svoltasi a Vezza
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