La vita sotto sfratto

Younes – che si èmesso a protestare in piazza sabato – ha 40 anni e da 12 vive in Italia. Il suo curriculum professionale conta lavoretti rimediati tra le province di Cuneo, Torino, Aosta e Asti, spaziando dal metalmeccanico allo spazzino, dall’operaio generico all’autista. Quest’ultimo è quello che Younes ama di più, considerato che ha collezionato tutte le patenti che si possono ottenere in Italia. Nonostante questo c’è chi lo considera uno che non ha voglia di lavorare. Non sembrerebbe a giudicare dai suoi contratti a tempo determinato, interinali o in cooperative.

Younes ha una moglie e due bimbi di 8 e 9 anni; sono preoccupati da quando l’uomo ha perso l’ultimo impiego. Younes ha mosso causa al suo ex datore di lavoro. L’affitto però incombe ogni mese e il suo padrone di casa può sfrattarlo per morosità. Così Younes si rivolge al Sindaco, senza ottenere aiuto concreto, e poi ai Servizi sociali, che propongono l’improponibile: i bimbi e la mamma accolti in una struttura protetta, mentre il papà potrà tornare in Marocco, con viaggio pagato e 2.000 euro per iniziare una nuova attività. Ora la moglie di Younes ha un contratto di lavoro e, grazie allo Sportello casa di Alba, l’uomo verrà sostenuto nella ricerca di un nuovo alloggio. Younes però sostiene che senza un affitto alla sua portata – alla portata di un precario – i problemi per la sua famiglia si ripresenteranno. Circa un mese fa è passato l’ufficiale giudiziario. Era la prima volta, per cui a Younes e alla sua famiglia è stato concesso un po’ di tempo. Così Younes vive con l’incubo di dover lasciare la famiglia e la casa in cui vive. Per ora sta pensando a come giustificarsi davanti all’ufficiale giudiziario quando passerà la seconda volta (l’11 aprile). Una questione di giorni e si saprà come andrà a finire l’ennesima storia di chi compone i l quadro di un’Italia sotto sfratto.

Maurizio Bongioanni

SOS CASA  Proviamo  a metterci insieme

Lo Sportello casa è una realtà nata a novembre ad Alba per mezzo dell’associazione Officine di Resistenza e del Laboratorio sociale autogestito per fornire assistenza gratuita a quanti sono a rischio oppure hanno già ricevuto uno sfratto esecutivo e non hanno prospettive abitative future. Sulla storia di Younes, Gazzetta ha chiesto a Mauro Argiolas, il portavoce, di spiegare la situazione: «Pensiamo che dividere una famiglia non sia una gran soluzione, anche perché ne esistono di meno traumatiche e più economiche».

Quali?

«Ad esempio, proporre ai nuclei in difficoltà un contratto a canone calmierato. Ci sarebbe voluta lungimiranza e non la solita maniera di affrontare i problemi solo quando si trasformano in emergenze e scoprire in quel momento che i soldi son troppo pochi». Cosa si può fare? «Ci piacerebbe sollecitare le istituzioni per cercare possibili soluzioni. Che devono esistere, se è vero che le case non mancano ma restano vuote per speculazione ».

ma.bo.

Tripaldi: «Serve dialogo tra le parti»

Fabio Tripaldi, consigliere comunale di Alba, città per vivere, ha seguito il tavolo istituzionale Emergenza casa, e spiega: «Considero la protesta di Younes davanti al Comune legittima, ma tale manifestazione andrebbe ripetuta anche davanti ad altre sedi istituzionali con maggiori disponibilità economiche. Il Comune di Alba ha integrato la quota del settore sociale non trasferita dalla Regione e pertanto gli sforzi da parte dell’Amministrazione a contenere la situazione sono più che chiari. Per cercare soluzioni bisogna essere pragmatici. Consiglio di continuare nel dialogo tra le parti, perché alcuni casi sono stati risolti ed è necessario lavorare insieme. L’ex assessore Mariangela Roggero Domini ha ricevuto per molto tempo tutti coloro che avevano problemi».

ma.bo.

L’INTERVISTA Siamo una risorsa, non uno spreco

Parliamo con Nicola Conti, responsabile dell’Area minori e famiglie del consorzio socio-assistenziale Alba, Langhe e Roero, in merito al convegno che il 12 e il 13 aprile celebrerà i vent’anni di esistenza dei Cam albesi.

Da due mesi Gazzetta incontra i Cam. A ogni operatore abbiamo chiesto di racchiudere in un’immagine il significato del servizio. Vuol fare altrettanto?

«Una metafora per questi vent’anni potrebbe essere la crosta terrestre, con le varie placche in continuo movimento: quello che si vede all’esterno è solo la minima parte di un tutto. La seconda metafora simboleggia un percorso: vent’anni fa i cieli del Tanaro erano quasi deserti, perché non c’erano più uccelli fluviali. Adesso vediamo volare di tutto (aironi, germani, cormorani, gabbianelle). Anche i Cam evolvono verso un futuro sempre più fertile».

Ma le risorse per mantenerli scarseggiano.

«Bisognerebbe chiedersi se gli adulti impegnati nelle istituzioni vorranno continuare a far propria la questione educativa, senza delegarla».

Che cosa può accadere?

«Occorre sempre ricordare che l’educazione e la prevenzione riducono di fatto il bisogno di cura, che – come il comparto sanitario ha imparato molto bene nel corso degli anni – è molto più costoso in termini economici e crea lacerazioni profonde sia nei singoli che nei gruppi familiari».

Lanci un appello alle istituzioni.

«Sono indispensabili risorse adeguate. Per ottenerle è necessario che gli interventi socio-assistenziali ridiventino centro di attenzione, riconsiderandoli come investimenti e non fonte di sprechi».

m.v.

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