I nuovi Icaro guidano l’AUTO

SICUREZZA Si chiama Icaro – come il personaggio mitologico abbagliato dal desiderio di volare e precipitato in mare per aver voluto spingersi fino al sole, bruciando le proprie ali – il progetto di prevenzione dei comportamenti a rischio alla guida, rivolto agli studenti. Una campagna dedicata ai moderni Icaro, che spinti dall’ideale della velocità mettono a repentaglio le vite proprie e altrui. Lunedì 20 è stato proiettato ad Alba, alla sala Ordet, il film Young Europe per i ragazzi delle superiori.

Le campagne di prevenzione, sebbene di dubbia efficacia (vedi intervista a lato), sono un imperativo in un periodo di profondo cambiamento. Come ha detto il capitano dei Carabinieri di Alba, Nicola Ricchiuti, «negli ultimi anni assistiamo a un preoccupante incremento dei comportamenti a rischio alla guida, in particolare l’assunzione di sostanze stupefacenti e di bevande alcoliche. La possibilità di effettuare i lavori socialmente utili come sanzione sostitutiva alla confisca dell’autovettura riduce la “paura”, da parte dei guidatori, di incorrere in un controllo. La consapevolezza di poter evitare sanzioni più dure induce gli automobilisti all’imprudenza ». Nel 2012 sono state 62 le violazioni accertate nell’albese per «guida in stato di ebbrezza», trenta i reati di «guida sotto l’influenza di sostanze stupefacenti» e 45 le auto confiscate. Nei primi quattro mesi del 2013, le cifre sono, per ogni categoria di infrazione, 34, 12 e 18 guidatori. Significa che, se lo sviluppo dovesse mantenersi costante, a fine anno il numero delle violazioni risulterà quasi doppio rispetto al 2012. Una d i n a m i c a dovuta anche all’inasprimento del clima economico e dell’incertezza esistenziale. Matteo Viberti

Più infrazioni, meno incidenti, ma il cellulare è causa di scontro

Gli incidenti stradali sono un fenomeno complesso, in rapido cambiamento. Come spiega il comandante della Polizia municipale albese, Antonio Di Ciancia, «in città, assistiamo a un incremento del numero di microincidenti dovuti soprattutto al mancato mantenimento della distanza di sicurezza e all’utilizzo di telefoni cellulari». Solo l’anno scorso, ad Alba sono state accertate 29.856 violazioni al Codice della strada, 81 al giorno. Una dinamica oscillante nel corso degli anni: tanto per citare, nel 2007 il totale ammontava a 17.602, nel 2008 a 18.049 e nel 2009 a 23.633.

Prosegue Di Ciancia: «Abbiamo registrato, a fronte dell’aumento delle infrazioni, un complessivo decremento dell’incidentalità: nel 2012 i sinistri sono stati 182, nel 2011 toccavano quota 209». L’anno passato sulle strade albesi si sono registrati due incidenti mortali, 86 con feriti (122 nel 2011) e 94 con danni a oggetti. Nel 2007 il numero degli incidenti fu di 163, con 74 casi con feriti e due con decessi. Una dinamica in contrazione, grazie anche alla prevenzione e repressione delle Forze di Polizia. Eppure la media rimane sul livello di due incidenti al giorno. I dati provinciali del 2013: gli incidenti con danni alle persone sono stati 260, con 409 feriti. Le statistiche annuali: nel 2012, gli incidenti con lesioni ammontavano 1.243 (più di tre al giorno, in media), con 1.863 feriti e 48 episodi mortali.

m.v

Michelangelo: «Aver scampato un incidente mi ha portato a rifiutare la guida dell’automobile»

Michelangelo ha 25 anni, abita ad Alba e fino a poco tempo fa studiava a Torino. Oggi fa il ricercatore e conduce una vita, come lui stesso la definisce, felice. La sua è testimonianza di come un incidente mancato possa modificare l’animo. «Avevo 17 anni », spiega. «Mi trovavo a Montà da un amico. Era notte, dovevo tornare a casa con lo scooter. Avevo bevuto quattro o cinque bicchieri di vino, ma decisi di andare: non mi sentivo ubriaco, i riflessi rispondevano bene. Ero assonnato: durante il tragitto, per non addormentarmi, mi misi a cantare. Arrivai in corrispondenza della rotonda di Racca. Davanti a me c’era una macchina, non facevo attenzione alla strada. A un certo punto la vettura ha svoltato in modo brusco e improvviso. Senza rendermene conto, a quattro metri vidi il muretto di cemento della rotonda. Non mi ero accorto della distanza tra il mio mezzo e il cemento. Frenai con tutte le forze, ma andavo ai settanta all’ora. Lo scooter si schiantò contro la rotonda. Non so come, ma la moto non si ruppe. Nemmeno io mi feci male. Se avessi attraversato la carreggiata un secondo dopo, sarei entrato dentro l’auto che mi precedeva. Il guidatore si fermò per offrire aiuto. Aveva dei bimbi a bordo». Dopo quell’esperienza, Matteo ci confida di non essere più riuscito a guidare una macchina. «Quando posso ne faccio a meno: mi muovo in pullman, treno, tram. Chiedo un passaggio a un amico. Insomma, cerco di evitare qualsiasi tipo di volante. È come se in me fosse rimasto il ricordo di un trauma non avvenuto, che “avrebbe potuto essere”: nel mio inconscio, risuona simile agli occhi spaventati dei bambini che vidi in quella macchina. Avevano rischiato la vita per colpa mia». Ora Michelangelo racconta «questa storia a chi posso. Credo che un’esperienza di vita possa valere più di mille teorie».

m.v.

LA PSICOLOGA Se la paura fa pigiare sull’acceleratore

 I comportamenti a rischio e la guida pericolosa sono fenomeni che nascondono universi psicologici complessi, cause e conseguenze che sfuggono all’interpretazione spicciola. Patrizia Scanu, psicologa, è counselor e insegna psicologia al liceo Leonardo da Vinci.

Quali sono le cause psicologiche che portano un ragazzo o un adulto a rischiare la vita alla guida?

«I comportamenti a rischio in adolescenza – guida pericolosa, abuso di sostanze, rapporti sessuali promiscui, trasgressioni, eccetera – spesso hanno origine in una serie di bisogni tipici dell’età: sentirsi adulti, essere autonomi, affermare se stessi, provare sensazioni forti, sperimentare il limite, sentirsi accettati dal gruppo dei coetanei, mettersi alla prova, emulare gli altri, fuggire dalle difficoltà. Questi bisogni, espressione di un normale percorso evolutivo, possono venire soddisfatti in modo costruttivo o meno. Se i ragazzi trovano adulti attenti e autorevoli, che controllano il comportamento dei figli senza tiranneggiarli, se il gruppo di amici non è troppo invischiante e propenso ad altri comportamenti a rischio, se i ragazzi hanno un buon rapporto con la scuola e coltivano altri interessi, è meno probabile che si espongano a gravi rischi».

Quali sono le vittime “predilette” della strada?

«Tra le principali vittime delle strade troviamo le ragazze: su di loro l’alcol ha un effetto molto più marcato che nei maschi, anche dopo l’assunzione di una piccola quantità. Rischiano moltissimo alla guida, specialmente se la pressione del gruppo le spinge a trasgredire le norme del Codice della strada».

Perché sembra che gli adolescenti abbiano una minore percezione del rischio?

«In parte per inesperienza, in parte perché la corteccia prefrontale (sotto la fronte), che è sede del controllo razionale degli impulsi e della capacità di previsione non è ancora del tutto matura. Questo vale in particolar modo per i minori che guidano la moto e spesso non hanno alcuna percezione del rischio. Occorre molta vigilanza da parte degli adulti».

Le campagne di prevenzione sono spesso basate sull’induzione della paura o sull’intimidazione. Perché questo tipo di interventi sovente non funzionano?

«Quando la paura è intensa si tende ad accantonarla. Le ricerche classiche sui mass media hanno dimostrato da molto tempo che le campagne basate sulla paura funzionano solo se la paura è percepita come padroneggiabile; le persone che hanno poca autostima e provano ansia tendono a ignorare gli appelli alla paura, perché non si sentono in grado di gestire in modo adeguato la situazione. Meglio puntare in modo costruttivo a sviluppare le life skills, quelle capacità fondamentali per la vita (capacità di prendere decisioni, risolvere problemi, gestire le relazioni, rispetto per gli altri) e che consentono a un ragazzo di decidere con maggiore saggezza, di proteggersi dall’influenza negativa del gruppo».

m.v.

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