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Mieke e Pietha, le voci olandesi di Beppe Fenoglio

«L’esaltante fatica che mi costò il tradurre quel poco di Hopkins», confessa nel suo diario Beppe Fenoglio. Sappiamo ormai bene come Fenoglio sia stato uno scrittore e un traduttore, senza creare compartimenti stagni tra le due pratiche, anzi: passava dall’una all’altra come per stanze comunicanti, arrivando addirittura, nel caso di Primavera di bellezza, a concepire la traduzione come una forma interna della sua scrittura. «Fatica» è termine che Fenoglio, strenuo «ricercatore della parola » (così Natale Bussi), associa a entrambe: fatica «nera», quando in una famosa dichiarazione parla dello scrivere in proprio; «esaltante» quando cerca il confronto con la lingua e lo stile di un autore d’elezione, banco di prova su cui formarsi.

Oggi Beppe Fenoglio è a sua volta un banco di prova per i traduttori di molti Paesi. Tra le ultime storie registrate dalla fortuna di Fenoglio all’estero, vi possiamo raccontare quella che si è svolta in Olanda, dove lo scrittore di Alba ha trovato l’innamorata determinazione di due traduttrici, Mieke Geuzebroek e Pietha de Voogd, e di un editore di Amsterdam, De Bezige Bij (che significa, simpaticamente, L’ape indaffarata), per i cui tipi è uscita nel 2012 Een Privékwstie (Una questione privata). Mieke e Pietha ad Alba sono venute con una precisa missione: avvicinarsi sempre di più a Fenoglio, per individuare quale possa essere ora il secondo titolo da proporre al pubblico olandese. Questa coppia di «ragazze della letteratura italiana» ha al suo attivo un sodalizio professionale che dura da oltre dieci anni: entrambe avevano già esperienze significative di traduzione, finché non hanno unito le forze diventando un marchio di fabbrica che ha trasportato in Olanda Silvio D’Arzo e Antonio Pennacchi, Francesco Biamonti (l’intera opera narrativa) e Erri De Luca, Andrea Camilleri e Paolo Giordano, tra gli altri.

Come è comparso Fenoglio nelle vostre letture?
Mieke: «Un amico italiano, che vive ad Amsterdam, circa 15 anni fa mi ha chiesto se conoscessi Fenoglio. Aveva l’edizione delle opere in cinque tomi diretta da Maria Corti. Mi ha detto: “Devi leggere Il partigiano Johnny”. Ho cominciato così, e poi ho letto tutto quello che mi capitava sotto mano. È stato una decina di anni fa che ci siamo dette: “Dobbiamo far leggere Fenoglio in Olanda”. Abbiamo stilato un elenco delle opere maggiori di Fenoglio, con una nota che spiegava le ragioni della loro importanza, e l’abbiamo presentato alle maggiori case editrici. Senza successo; finché quelli di De Bezige Bij, che avevano acquistato i diritti de La solitudine dei numeri primi, hanno sentito elogiare Una questione privata da parte di Paolo Giordano, e ci hanno fatto il contratto».

E ora la casa editrice è disposta a proseguire con l’opera di Fenoglio?
Pietha: «Sì, abbiamo un contratto per un secondo libro. Avevamo proposto di fare un altro romanzo, Primavera di bellezza; poi l’abbiamo riletto e ci siamo fermate a riflettere: il linguaggio Primavera ci è sembrato molto diverso… non eravamo più sicure che fosse la scelta migliore, per seguire a Una questione privata. Così abbiamo fatto richiesta di un sussidio al Fondo statale che sostiene i progetti di traduzione, spiegando che dovevamo venire in Italia, sui luoghi di Beppe Fenoglio, per conoscerlo meglio e confrontarci con i suoi lettori e studiosi, allo scopo di decidere la direzione da prendere. Ora stiamo meditando su La malora e sui Racconti del parentado… ».
Mieke: «Eravamo già state qui per prepararci a tradurre Una questione privata. Il paesaggio, nel romanzo, ha una funzione importantissima, ed è sempreuna sfida per il traduttore: abbiamo voluto vederlo dal vero. Anche perché è molto diverso: in Olanda, ad esempio, non abbiamo alture, cimanca dunque un lessico esteso per descriverle».

Quali altre “sfide” conteneva il libro?
Pietha: «La forza della lingua, è stata la sfida più grande. La compattezza e le sfumature delle parole. Ci siamo chieste: cosa sente un italiano leggendo questa o quella parola? Sono importanti il suono e il ritmo: a volte abbiamo scartato una parola perché era troppo lunga».

Una questione privata è un romanzo incompiuto – anche se si può intendere la sua incompiutezza in modi diversi. Secondo voi, il finale, con la corsa “spiritata” di Milton, è davvero la conclusione? E Milton, muore?
Entrambe: «Certo che muore!».
Pietha: «Secondo me, il libro è concluso così. Noi non dobbiamo venire a sapere la verità su Giorgio e Fulvia. Ciò che importa è il percorso di Milton, la ricerca della verità. Milton muore, ma non muore la storia: se non scopriamo quel che è successo tra Giorgio e Fulvia, tutto rimane possibile. Quando abbiamo fatto una presentazione ad Amsterdam, alla Libreria Bonardi (l’unica libreria italiana in Olanda, piccola e coraggiosa), Mieke non riusciva a leggere in pubblico il capitolo della fucilazione di Riccio e Bellini senza piangere».
Mieke: «Il modo che ha Fenoglio di descrivere cose drammatiche, con poche parole, senza cercare facili effetti, ti entra dentro come un coltello».
Pietha (scherzando): «Ho dovuto leggerlo io, il capitolo, che sono più “dura”… Ma quando rileggo l’ultimo biglietto che Fenoglio morente ha scritto alla figlia Margherita, non posso fare a meno di commuovermi». Edoardo Borra  

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