Imprese in crisi da Tares

Piero Conidi, Pizzeria del corso, Alba

REPORTAGE Con la Tares, la famigerata Tassa rifiuti e servizi, gli esercenti piangono, le famiglie tremano. L’aumento del tributo dimostra come le decisioni prese dalla classe dirigente del Paese non risolvano, bensì moltiplichino i problemi dei cittadini, infierendo sulla loro capacità di spesa. La promessa di un parziale aiuto garantita da piazza Duomo – confermata da Gianfranco Foglino, assessore alle finanze di Alba, dopo la riunione di mercoledì, svolta nei locali dell’Associazione commercianti albesi – concede qualche speranza. Tuttavia per il 2014, resta in dubbio il supporto dell’Amministrazione (120 mila euro quest’anno, per ripagare il 35 per cento della tassa versata a piazza Duomo, con 3.500 beneficiari). Inoltre, come ha spiegato già la scorsa settimana Gazzetta, il modulo telematico F24 inviato per posta dal Comune ha come scadenza il 31 luglio e molte persone necessitano di aiuto per la corretta compilazione. In effetti in municipio, presso gli uffici preposti, le code paiono infinite e le persone spazientite. Noi, vista la grande tensione, abbiamo raccolto le testimonianze dei commercianti e delle famiglie. Ne esce uno spaccato inedito della città, che sta subendo duramente l’effetto della crisi economica, amplificato dall’imposizione fiscale sempre in aumento. In rischio è l’annientamento della volontà di reagire e di guardare avanti.

Piero Conidi, Pizzeria del corso, Alba
Piero Conidi, Pizzeria del corso, Alba

Piero Conidi, Pizzeria del corso, corso Piave: «Per quanto mi riguarda, la tassa per i rifiuti è aumentata del 350 per cento. So che l’incremento è dovuto alla metratura dell’attività, ma non riesco comunque ad accettarlo: ho esposto un cartello in vetrina che confronta i pagamenti del 2013 con quelli effettuati lo scorso anno. Con la mia protesta non voglio offendere nessuno, perché comprendo quanto la situazione sia delicata; ma se continuiamo di questo passo gli esercenti delle categorie maggiormente penalizzate saranno costretti a chiudere. Voglio fidarmi dell’Amministrazione: spero nel rimborso, ma non nascondo il timore per il futuro».

Elena Rocca, Boutique dei fiori, corso Piave: «Seppur la tassa sui rifiuti non ha colpito in maniera potente il mio negozio, riconosco il problema; occorre unire le voci per far sì che la situazione cambi; personalmente non utilizzo i cassonetti condominiali, ma a mie spese mi reco in discarica per eliminare il verde e mi sembra assurdo pagare una cifra maggiore per un servizio di cui ho mai usufruito. Inoltre, l’F24, il modello telematico con la scadenza fissa – impedirà di gestire i pagamenti a propria discrezione; ridurrà insomma il margine di ritardo consentito: un’ulteriore bastonata in tempo di crisi».

Antonio Perrone, Pescheria del molo, corso Langhe: «Senza tenere conto della Tares la nostra categoria è sempre risultata oberata: di questi tempi è difficile spiegare al cliente che, oltre all’aumento del pesce, si assiste a un incremento generale delle tasse, per cui si spende di più. È una situazione davvero in bilico».

Paola Colombano, Colombano fiori, corso Piave: «È una vergogna. Dopo tanti anni di attività, mi trovo a meditare la chiusura. La serra nel retro del negozio porta alle stelle la Tares; rispetto allo scorso anno l’importo da versare è raddoppiato. So che l’Amministrazione provvederà a rimborsare le spese, ma solo dopo che le tasse verranno pagate. Si tratta quindi di spendere per poi riavere i soldi in un ipotetico futuro. Intanto, i dipendenti hanno bisogno dello stipendio, ci sono i contributi e le altre bollette. È una situazione inaccettabile: bisogna stringere i denti e continuare a lottare; non so fino a quando riusciremo a cavarcela».

Marco Viberti

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