Pensioni, occorre mettere un freno alle disuguaglianze

Gentile direttore, prendo spunto dalla vostra interessante inchiesta apparsa sul numero di Gazzetta di inizio agosto inerente alla triste realtà di molti pensionati, per una riflessione. Ancora una volta chi ha risorse modeste è succube di chi fa la vita da nababbo. Non dico nulla di nuovo certo, vorrei comunque sottolineare una palese ingiustizia italiana. Chi ha un assegno di circa 1.150 euro mensili netti al mese da tre anni non usufruisce di aumenti. Nonostante il costo della vita sia notevolmente aumentato e continui ad aumentare, le pensioni sono bloccate, senza rivalutazione della scala mobile. Tutto questo perché il Governo aveva deciso nel 2011 di risparmiare soldi, guarda caso sulla pelle dei soliti noti. Nel contempo, sempre lo stesso Governo, aveva pure deciso un prelievo del 5% per le pensioni sopra i 90.000 euro annui. Recentemente, però, la Corte costituzionale ha ritenuto illegittimo questo secondo provvedimento. L’Inps quindi ha prontamente eliminato il prelievo e provveduto a restituire quanto trattenuto. Ad Alba, i dati ufficiali dell’Inps ci dicono che le 11.193 pensioni erogate nel 2013 hanno un valore medio di 953,54 euro lordi mensili. Bra, con i suoi 9.680 pensionati, è ancora più sotto: 895,71 euro lordi al mese. Ovviamente quando si prende la media di un determinato dato occorre sempre poi distinguere. Perché sempre l’Inps certifica che in Italia oltre il 30% delle pensioni superano di poco i 500 euro mensili. E così, mentre molti stringono la cinghia, una minoranza di persone riesce a sfilare dalle casse dello Stato pensioni da nababbi. Che fare allora? Occorre mettere un freno alle disuguaglianze. Viceversa queste possono mettere a rischio la stessa democrazia e la vita civile. La nostra Costituzione dice: chi ha di più deve contribuire in proporzione al proprio reddito per il funzionamento dello Stato. Si attui semplicemente questo principio.

Giovanni Battista Panero, Sindacato pensionati Cgil

È un argomento di cui si sta molto discutendo, dopo che sono stati resi pubblici gli importi delle cosiddette pensioni d’oro. Anch’io penso che si debba soprattutto mettere un freno alle disuguaglianze, basandoci su un principio di solidarietà, di partecipazione di tutti in base alle proprie possibilità. Non sappiamo, tra l’altro, se i contributi versati da quelli che ora godono di importi molto alti giustifichino le cifre che oggi intascano. In qualche caso, magari, le pensioni sono alte solo perché i versamenti sono stati molto significativi; in altri casi, invece, ci può essere stata una particolare condizione “favorevole”. Pensiamo, ad esempio, le pensionybaby, il cui importo non è “d’oro”. Ma al di là di tutto questo è comunque giusto che tutti contribuiscano in base al proprio reddito alla situazione del nostro Paese. Anche rinunciando a qualche diritto acquisito sancito dalla Costituzione. Le prospettive per il futuro, infatti, non sono rosee: già oggi moltissimi giovani non hanno un lavoro, mentre alcuni dei migliori sono costretti, per avere qualche possibilità, a spostarsi all’estero. Per loro arrivare alla pensione sarà un vero e proprio miraggio. La situazione economica è ancora drammatica e tutti dovrebbero essere pronti a qualche sacrificio.

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