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Il direttore risponde

Egregio Direttore, ogni giorno si sentono proposte assurde, da parte di pochi eletti che riguardano il destino di tutti gli italiani. Da un lato si vogliono aggiungere nuove tasse senza pensare a trovare il modo di far pagare quelle esistenti, dall’altro si promettono sgravi fiscali irrealizzabili. Il Parlamento stabilisce con la Legge di stabilità quali sono le tasse dovute e chi deve pagarle. Decide anche quali enti sono deputati a raccoglierle. Possiamo noi arrabbiarci con il Comune o con la Regione se ci mandano una cartella per pagarle? Possiamo pensare che, prima di chiedere ulteriori sacrifici alla gente, si possano eliminare quei privilegi accumulati nel tempo da chi poteva decidere anche il proprio stipendio e quello dei propri protetti? Quale Governo avrà il coraggio di abbassare i compensi per dirigenti e per consulenti? Quale amministratore regionale, provinciale e comunale saprà limitare le elargizioni inutili ad associazioni che servono solo per mantenere il consenso alle elezioni? Pochi Comuni in Italia si sono posti come primo obiettivo il risanamento dei conti e ce l’hanno fatta senza tagliare nel sociale. Alcune Regioni e Province sono riuscite a diminuire le spese, ma stanno facendo tagli massacranti su istruzione, sanità e sui servizi alle persone più disagiate!

Ada Toso, Diano

Secondo un recente rapporto sui 34 Paesi dell’Ocse lo stipendio medio dei manager senior in italia è di 650 mila dollari (482 mila euro). Al secondo posto ci sono i neozelandesi con 397 mila dollari: oltre 250 mila meno degli italiani. Il divario cresce guardando la media dei Paesi Ocse: 232 mila dollari annui, quasi tre volte meno degli italiani. I dati sono aggiornati al 2011. Il Ministero della funzione pubblica ha precisato che nel 2012 è stato istituito un tetto agli stipendi dei dirigenti pubblici, che la rilevazione è stata compiuta su soli sei ministeri, quelli in comune tra i Paesi europei; negli altri i nostri stipendi sono in linea con la media dei paesi Ocse. Inoltre sono stati inclusi i contributi previdenziali e assistenziali a carico del datore di lavoro, che in Italia sono molto più alti, quasi del 40%. Nel rapporto risulta anche che l’Italia è penultima nella spesa sull’istruzione rispetto al totale delle uscite statali (8,5%) ed è a fondo classifica per grado di soddisfazione verso le scuole (60%, la media Ocse è del 70%) e per i salari degli insegnanti. Queste rilevazioni parlano da sole e spiegano tanti problemi del nostro Paese: stipendi troppo alti (e non sembra che i nostri manager siano così capaci rispetto agli altri), costo del lavoro insostenibile, poca cura del settore istruzione. Su quest’ultimo punto una considerazione generale: una società che mette in secondo piano la preparazione, la cultura, la conoscenza, è destinata a un inesorabile declino. Quando verranno a mancare le idee, la creatività, le capacità con le giuste competenze sarà troppo tardi per tornare indietro. Il nostro futuro si costruisce adesso. Dipende da chi ci governa e amministra,ma anche da ciascuno di noi. Non dobbiamo mollare se abbiamo un ruolo nella scuola o nel mondo della cultura. E non dobbiamo smettere di leggere, informarci, tenere aperta la mente al confronto delle idee. Non dovremmo con troppa leggerezza rinunciare ad aprire un buon libro, una rivista, un giornale.

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