La MORTALITÀ scende, le liste d’attesa no

SANITÀ La sanità piemontese funziona. Questo dicono i dati comunicati il 4 novembre a Torino. Le cifre dimostrano l’operatività di un sistema afflitto dalle ricorrenti riforme, ridimensionamenti, ripensamenti. Mascherate da statistiche, i numeri raccontano una storia di vite salvate, di prevenzione del disagio e di efficienza.

Innanzitutto, emerge come per chi è stato operato di infarto miocardico acuto, la probabilità di decesso a trenta giorni dal ricovero è pari al 9,22 per cento, contro una media nazionale del 9,98 per cento. Un dato consolante, considerando come nel 2009 le due medie ammontavano rispettivamente al 9,77 per cento e al 10,81 per cento. Un altro dato curioso riguarda le percentuali di mortalità a trenta giorni dal ricovero per la rottura del collo del femore: in Italia il parametro è pari al 6,02 per cento, in Piemonte al 5,46 per cento. Anche la cura dell’ictus conferma l’andamento positivo della regione: la mortalità a 30 giorni dal ricovero è pari all’11,64 per cento, a fronte di una media italica del 12,06 per cento.

ospedale

Su un totale di tre milioni e 108 mila visite prenotate nel 2012, due milioni e 379 mila sono state effettuate entro trenta giorni dalla prenotazione. Un risultato importante, che avvicina la sanità all’utente. L’unico dato negativo riguarda le malattie respiratorie, che registrano una media di mortalità superiore a quella italiana (9,73 per cento contro l’8,8).

Un altro motivo di delusione riguarda i tempi di attesa a cui i cittadini sono costretti prima dell’intervento. Nel caso della rottura del collo del femore, ad esempio, la media piemontese è stata 4,53 giorni nel 2012, quella italiana tre giorni esatti (nel 2009 i parametri erano rispettivamente a 5,54 e quattro giorni).

Nel complesso, il costo del sistema sanitario è diminuito: dal 2009 al 2012 la spesa corrente del servizio regionale è scesa da 8,5 miliardi a 8,2 miliardi. Come ha spiegato il governatore della Regione Roberto Cota, «se nel 2009 si portavano i pazienti in 45 presidi, molti dei quali evidentemente inadeguati, oggi il 118 porta gli infartuati soltanto nei 28 presidi ospedalieri più attrezzati. E i dati dimostrano che questa riorganizzazione ha già salvato tante vite».

 Anche Francesco Morabito, direttore sanitario dell’Azienda sanitaria locale di Alba e Bra, è positivo: «I dati sono importanti ma soltanto se attendibili. In questo caso, la fonte rivela una verità assoluta: la nostra sanità è una ricchezza, fattore di eccellenza e pilastro portante del vivere sociale».

 Matteo Viberti

 

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