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Le sorprese di un incontro inatteso con un gruppo di giovani

don rizzolo antonio_q

Pablito, nome di fantasia, è al centro di un fatto di ordinaria quotidianità. In compagnia di coetanei, si trastullava nei giardini pubblici, con la spensieratezza tipica di un gruppo di adolescenti in libera uscita serale. D’altra parte, se non fossero spensierati i ragazzi saremmo fuori della natura. Una di queste sere, attraversando i giardini, ho incrociato Pablito e i suoi amici: una ventata di allegria. Salvo poi rischiare di farmi prendere da un’ondata di torvo pessimismo. Il gruppetto d’improvviso aveva intrapreso una serie di gesti poco ortodossi nei confronti degli arredi del parco giochi. A questi gesti bastava di sicuro un attimo per trasformarsi in bravate vandaliche. E quell’attimo, per me, sembrava destinato a chiudersi in una sconfortante rassegnazione: giovinastri incorreggibili, incivili e barbari! Ai miei tempi non succedeva. Ci facevano filare! Per fortuna non è stato così. È bastato un saluto, una battuta e l’impatto si è trasformato in un incontro fuori programma. Abbiamo parlato di disagi e di incomprensioni, di mancanza di prospettive e di ideali. Lasciandoci, con l’augurio di buona serata, Pablito per primo (ma dopo di lui gli altri) mi ha dato la mano.

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Noi adulti siamo molto preoccupati per i giovani, ci sembra che non abbiano più valori… La stessa Chiesa sembra non essere più in grado di trasmettere loro la fede cristiana. Vorrei però fare tre considerazioni. Prima di tutto, come dimostra l’indagine sui giovani e la fede nel cuneese (vedi servizio a pag. 19), c’è una grande identificazione con il cristianesimo da parte loro e una partecipazione alle celebrazioni religiose superiore alla media nazionale. Segno che i giovani non sono refrattari alla fede, anzi hanno un profondo bisogno di verità e di senso. Questo deve rinnovare la nostra fiducia. Tuttavia, seconda considerazione, hanno bisogno da parte degli adulti di «coerenza e presenza». Non serve lamentarsi contro le nuove generazioni e la perdita dei valori: siamo noi adulti ad aver messo al primo posto il potere, il successo, il denaro; siamo noi a non avere più fede, a essere incoerenti e poco credibili. I giovani hanno bisogno di esempi belli, di adulti che vivano la gioia della fede e si comportino secondo giustizia. Ultima considerazione: i giovani ci mettono di fronte al nostro fallimento educativo, ma sono aperti, generosi. Non lasciamoli soli, mettiamoci in dialogo con loro. Così com’è avvenuto con il Pablito della lettera.

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