Ultime notizie

Sanità, l’intervista all’assessore regionale Antonio Saitta

INTERVISTA L’Agenzia dei giornali diocesani rilancia l’intervista realizzata dalla “Voce del Popolo” al nuovo assessore regionale alla sanità Antonio Saitta. Ve la proponiamo in forma integrale.

Tagli ai servizi ospedalieri, assistenza in ritirata, lunghe liste d’attesa. Famiglie schiacciate  dalla cura dei familiari anziani, disabili, malati. Le emergenze della sanità pubblica regionale, che la Conferenza episcopale del Piemonte mette a fuoco nella  lettera  aperta , “saranno affrontate nell’ambito di un nuovo Patto regionale della sanità, condiviso con tutti i soggetti che operano nel settore”. Lo annuncia il neoassessore Antonio Saitta in questa intervista rilasciata alla “Voce del Popolo” venerdì 20 giugno, poche ore dopo la decisione i sospendere il contestato programma di tagli varati dalla Giunta Cota ai posti letto ospedalieri.

Assessore, i tagli negli ospedali non servono più?
«Servono, è indispensabile razionalizzare spese e servizi. Però vogliamo verificare dove e come tagliare».

Non vanno bene le valutazioni compiute negli anni passati?
«Partiamo proprio da quelle valutazioni, ma riteniamo che l’obiettivo di razionalizzare i servizi possa essere raggiunto solo se coinvolgiamo di più nelle nostre decisioni gli operatori sanitari, i manager, i sindacati, il privato sociale. Il Patto della sanità servirà a questo. Bene inteso: l’emergenza finanziaria esiste, dobbiamo fare in fretta. Il massimo coinvolgimento che cercheremo a partire dalle prossime settimane ha un significato: chiedere a ogni ente, a ogni categoria di operatori, quali sforzi straordinari è in grado di compiere, nei prossimi due anni, per consentire alla sanità piemontese di centrare l’obiettivo di risanamento. Un lavoro di responsabilità collettiva, per il bene di tutti».

Qual è l’obiettivo di risanamento?
«Quello imposto dal Governo: arrivare, entro il 2015, a coprire i costi della sanità piemontese senza più sforare il budget stanziato da Roma, che oggi si aggira attorno agli 8 miliardi. È il “Piano di rientro finanziario”, non l’abbiamo deciso dai noi. Già l’Amministrazione Cota era a lavoro per eseguire. Noi vogliamo che diventi un’operazione compresa e condivisa».

Cosa succede  se il Piemonte non raggiunge l’obiettivo?
«Scatteranno penalità, ma soprattutto il Piemonte non beneficerà delle risorse prospettate alle Regioni virtuose. Il Piano di rientro finanziario serve a liberare risorse finanziarie: ci consentiranno di affrontare proprio le emergenze evidenziate dal documento della Conferenza Episcopale Piemonte, che io condivido».

Quello che la Chiesa sta chiedendo è risanare i bilanci senza sacrificare la dignità delle persone malate, specie quelle più deboli.
«E io sono d’accordo, completamente. Particolare preoccupazione destano i pochi servizi per i malati cronici, le persone non autosufficienti. Credo che i ragionieri debbano perseguire il loro obiettivo, proporre risparmi, ma che la politica abbia il dovere di affermare l’obiettivo generale: il benessere delle persone».

Sono obiettivi conciliabili?
«Sì, partendo dalla considerazione che non tutto il denaro speso nella nostra Sanità oggi è ben speso. Se riorganizziamo la macchina sanitaria libereremo risorse fresche. Ecco perché ogni struttura, ogni categoria di operatori impegnati nella rete sanitaria sarà invitata a riflettere sulle risorse che può liberare organizzandosi in modo nuovo. Ci sembra la via giusta per arrivare anche a tagliare i letti ospedalieri, ad accorpare i servizi, a investire nelle cure domiciliari (che portano risparmi ma anche benessere), a centralizzare gli acquisti, a riordinare le Asl».

La riduzione del numero delle Asl già era stato messo in cantiere.
«Può essere un punto di arrivo, non di partenza. Se partiamo dall’azzeramento delle strutture che esistono rischiamo lunghi anni di assestamento, tensioni, paralisi. Se chiediamo alle strutture esistenti di guardarsi dentro e di stabilire cosa possono cambiare per centrare l’obiettivo del 2015, possiamo partire subito».

Gli ospedali cattolici della rete pubblica sono già al massimo risparmio. Sono danneggiati dai contributi inadeguati della Regione…
«Lo comprendo, ne parleremo, ma occorre dire che la fragilità delle casse della Regione non danneggia solo gli ospedali convenzionati. Ripeto: per cambiare marcia abbiamo bisogno di liberare risorse finanziarie. Cominciamo subito, cerchiamo di fare in fretta».  

Alberto Riccadonna (da “La Voce del Popolo”)

Banner Gazzetta d'Alba