Se crolla il mercato delle pesche nettarine

 In Italia si consuma meno frutta  e i prezzi all’ingrosso precipitano

CANALE Il mercato delle pesche e delle nettarine, la cui produzione è ampiamente diffusa in Piemonte e soprattutto nel cuneese, è in crisi. A segnalarlo è l’assessore regionale all’agricoltura Giorgio Ferrero, con una lettera inviata al ministro delle politiche agricole Maurizio Martina, affinché si faccia portavoce presso la Commissione europea.

«L’andamento climatico, del tutto anomalo, che sta caratterizzando la prima parte dell’estate, ha causato una drammatica contrazione dei consumi di frutta estiva, che si sono tradotti in una crisi di mercato particolarmente grave per le pesche e le nettarine», si legge nella lettera. La richiesta formulata dall’assessore è di attivare la procedura che consente alle organizzazioni dei produttori il ritiro del prodotto dal mercato e il suo utilizzo per la produzione di sottoprodotti (nel caso delle pesche viene prodotto alcol) dietro il corrispettivo di un contributo europeo per il prodotto ritirato.

Per quanto riguarda il Roero, dove sono coltivati circa 120 ettari di pesche, la situazione non appare molto diversa. «Per il Mercato ortofrutticolo del Roero», ha spiegato Massimo Torchio, direttore del mercato di Canale, «si è registrato un calo di prezzi all’ingrosso nel settore frutticolo del 20-30%. Le più colpite sono state, sinora, le pesche e le albicocche, mentre risultano stabili le quotazioni degli ortaggi».

«I motivi di questo calo dei prezzi», prosegue Torchio, «sono da ricercarsi sia nell’andamento climatico, che non ha incentivato i consumi, sia nel forte carico produttivo generalizzato che sta contraddistinguendo l’annata; non bisogna inoltre dimenticare il quadro economico generale che ha portato a una contrazione dei consumi di ortofrutta in Italia, nel periodo 2008-2013, del 18%».
In merito alle prospettive per il futuro, Torchio spiega come siano da sostenere tutte le iniziative che gli organi istituzionali, le organizzazioni professionali e le organizzazioni dei produttori metteranno in atto per difendere il reddito delle aziende agricole. Le prospettive non sono rosee, tuttavia va sottolineato come nel Roero le produzioni siano di ottima qualità e fortunatamente non siano state danneggiate in modo sensibile dai temporali delle ultime settimane.

Anche il presidente di Roero ortofrutta, Franco Frea, evidenzia come, a livello locale, al momento, la stagione delle pesche sia stabile: «Chi ha effettuato i diradamenti in modo corretto e al momento opportuno può contare su pezzature elevate che hanno un buon mercato (circa 80 centesimi-1 euro); è il prodotto piccolo che non si trova a vendere e viene pagato circa 40-50 centesimi. Chi ha puntato sulla qualità non ha grossi problemi. La pesca a pasta bianca, che rappresenta circa il 10% sul totale, è un po’ più ricercata anche perché la produzione è minore».

e.c.

pesche
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IL CASO  «Ci vogliono 6 chili di pesche per una tazzina di caffè, 20 per un bitter, addirittura 49 chili per una crema abbronzante», Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Piemonte attira l’attenzione paragonando il guadagno che danno le pesche a chi le coltiva, rispetto ai prezzi di beni di largo consumo e punta il dito verso «un sistema commerciale, con pochi controlli, che fa arrivare dall’estero un prodotto di qualità inferiore a quella che i frutteti piemontesi possono offrire».

Confagricoltura Cuneo aveva illustrato,  la scorsa settimana,  le problematiche del settore al viceministro all’agricoltura, Andrea Olivero, chiedendo di farsi promotore per l’attivazione delle misure di crisi previste dall’Unione europea.

Infine, Mino Taricco, deputato cuneese del Pd, è il primo firmatario di una risoluzione con cui la commissione agricoltura chiede al Governo di dichiarare lo stato di grave turbativa di mercato, in modo da poter ritirare i prodotti di piccolo calibro e bassa qualità.

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