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I rapporti privilegiati di certa politica con la Chiesa

don rizzolo antonio_q

C’è stato un periodo in cui una certa politica cercava un legame più stretto con le questioni religiose, un rapporto privilegiato con la Chiesa. Si utilizzavano spesso temi come le radici cristiane dell’Europa, il relativismo della nostra società, la mancanza di valori cristiani. Non so se a ragione o forse più per scopi elettorali. A tal proposito vorrei riportare il commento che il teologo Sequeri fa riguardo al famoso brano di Qohelet: «Vanità delle vanità, dice Qohelet, tutto è vanità». Sequeri lo commenta così: «Qohelet invita a riflettere sul fatto che anche le cose importanti della vita, se diventano troppo pesanti, se ci stremano troppo, pur essendo importanti, tendono ad assumere un peso che avvelena la vita». Il voler sempre giustificare i fatti quotidiani con qualche riferimento alla Parola di Dio toglie il vero senso della Parola stessa e sicuramente non favorisce il dialogo con chi è ancora in ricerca o è poco interessato al discorso religioso. Invece di “annunciare” la Parola, finiamo di “imporre” le nostre parole, le nostre idee.
 Renzo Binello

Spesso i politici cercano di usare la Chiesa secondo i propri scopi. Così quello che dice il Papa o si trova nei Vangeli è considerato positivo se corrisponde alle proprie idee o se serve a convincere gli elettori cattolici, altrimenti si parla di interferenza indebita. D’altra parte gli uomini di Chiesa talvolta hanno pensato di ottenere vantaggi per l’evangelizzazione appoggiandosi a questa o a quella parte politica. È interessante rileggere, su questo, il n. 76 della costituzione conciliare Gaudium et spes. Si trova scritto, ad esempio, che «la Chiesa in nessuna maniera si confonde con la comunità politica e non è legata ad alcun sistema politico». Essa «si serve di strumenti temporali […]. Tuttavia non pone la sua speranza nei privilegi offertigli dall’autorità civile. Anzi, essa rinunzierà all’esercizio di certi diritti legittimamente acquisiti, ove constatasse che il loro uso può far dubitare della sincerità della sua testimonianza». Si precisa però che «sempre e dovunque, e con vera libertà, è diritto della Chiesa predicare la fede e insegnare la propria dottrina sociale, esercitare senza ostacoli la propria missione tra gli uomini e dare il proprio giudizio morale, anche su cose che riguardano l’ordine politico, quando ciò sia richiesto dai diritti fondamentali della persona».

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