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Scuola, ottomila in classe ad Alba

INCHIESTA

E sarà di nuovo scuola

Entreranno ciondolando, con l’aria stanca; anzi no, già arcistufa. Alcuni si strattoneranno, altri schiamazzeranno, altri ancora intercaleranno suoni gutturali con la parola di cinque lettere senza la quale, ormai, non sanno più dare spinte propulsive a una qualsiasi forma di discorso. Qualcuno fingerà di non vederti, mentre sei lì, evidentissimo e inequivocabile nella tua taglia extra-large, che li aspetti alla cattedra; altri ti saetteranno un’occhiata sfuggente ancorché acuminata che ti si aggrapperà all’anima e non la mollerà più. Qualcuno avrà pietà di te e ti rivolgerà un distratto: «‘giorno, prof!» perché la sintesi è tutto e sprecare fiato è un delitto. Adocchieranno i tavoli e le sedie delle ultime file e vi si fionderanno, travolgendo e calpestando i meno vispi e i più neghittosi fra i compagni; e là, infrattati e coperti dalle terga di fronte, tenteranno,   già dai primi giorni, di banchettare, giocare a carte, ascoltare musica, molestare il cellulare e copiare compiti. Quando   avranno realizzato che nulla mai nella vita funziona come dovrebbe e che i posti in fondo sono i meno anonimi e i più sorvegliati in assoluto, sarà ormai troppo tardi per evitare l’artiglieria pesante dei prof; e subito rimpiangeranno, invano, le prime file alle quali nessuno presta mai attenzione, e che risultano, perciò, i luoghi nei quali si materializzano le vicende più sapide il cui ricordo indelebile, tradotto in narrazioni surreali, sarà tramandato alle generazioni che verranno. Accomodatisi dopo non poche reticenze e qualche prova d’urlo dalla cattedra, assumeranno l’aria soddisfatta di chi ha condotto a buon fine la prima battaglia per la conquista del posto. Preferibilmente al sole, di fianco alla finestra che per qualche tempo ancora resterà spalancata, dando spazio ai caldi raggi che ravviveranno il colorito. Così, tra un ciclo dei vinti e un patto di Londra, dolce e decoroso sarà ripassare l’abbronzatura estiva. Saranno non più di quindici, i minuti trascorsi dal campanello d’inizio della prima ora di lezione, quando i una voce dal fondo rivolgerà per la prima di una lunga serie di volte, nel corso dell’anno, la fatidica domanda: «Prof, posso andare ai servizi?». E per la prima di una lunga serie di volte nel corso dell’anno la cattedra urlerà un «Noooo!» roboante e stentoreo.

E sarà di nuovo scuola.

Buon anno, ragazzi.

Maria Antonietta Panizza, IIS Einaudi, Alba

La buona scuola  di Matteo Renzi piace  ma non convince

I dodici punti del nuovo piano educativo nazionale, presentato in un video di poco più di tre minuti, sarà sufficiente per rivoluzionare la scuola? Per il premier Matteo Renzi, che si è dato come tempo massimo un anno, sì.
Secondo i dirigenti scolastici delle scuole superiori di Alba, alle prese con l’avvio del nuovo anno scolastico, in cui le risorse economiche sono incerte mentre il numero degli studenti è in crescita, le proposte non possono che essere condivisibili, ma il timore che quanto promesso sia di difficile attuazione è alto.
Per Paola Bogetto, alla guida dell’istituto P. Cillario Ferrero, che quest’anno conterà cinque classi prime, due in più rispetto all’anno scorso, per un totale di 120 matricole e circa 400 alunni, alcuni aspetti del piano educativo Renzi sono confusi. «Basta precari, edilizia scolastica, sicurezza, organico funzionale e alternanza scuola-lavoro sono linee che non possono non essere accettabili. Sono più perplessa invece per quanto riguarda le proposte sul ruolo della dirigenza scolastica e sul riconoscimento del merito», spiega Bogetto.
Pensiero simile anche per Bruno Gabetti, alla guida del liceo scientifico L. Cocito, che crede nella possibile realizzazione di alcuni punti: «Le proposte devono essere sostenute da azioni concrete. Prima di tutto, però, bisognerebbe riflettere sul problema risorse e autonomia scolastica. Quest’anno gli studenti del liceo saranno più di 700, abbiamo aderito e realizzeremo diversi progetti, tra cui classi 2.0, per cui in due prime, gli studenti e i docenti riceveranno un tablet, sperimentando nuove tecniche di insegnamento e apprendimento, ma altre attività sono in forse».
Luciano Marengo, che ha raccolto il testimone lasciato da Piercarlo Rovera al liceo classico G. Govone (361 studenti) e al liceo artistico Pinot Gallizio (332), definisce la scuola come un organismo complesso. Per poterlo rivoluzionare è necessario tempo. «La scuola deve uscire dalle aule, alternando alle lezioni esperienze nel mondo del lavoro e non solo». Una filosofia che il preside ha scelto di adottare fin dal primo giorno. Lunedì 15 settembre sarà infatti dedicato a Leonardo Cocito; l’iniziativa, realizzata in collaborazione con il Comune di Alba e l’Anpi, in programma alle 9 nell’atrio del liceo, vedrà la partecipazione del presidente del Piemonte Sergio Chiamparino (vedi il servizio a pag. 22-23).
Mentre Renato Parisio, dirigente della Scuola enologica, che quest’anno dovrà accogliere 95 studenti nelle classi prime, 21 in più rispetto all’anno scorso, non intende dare giudizi sui dodici punti voluti da Renzi in attesa delle prime azioni. Alessandro Zannella, a capo del liceo L. da Vinci pensa all’anno scolastico che inizierà tra breve. «Le proposte del premier riguardano per lo più il 2015 e gli anni successivi. Bisogna prestare attenzione all’oggi: gli studenti sono in aumento, 60 in più rispetto al 2013 per un totale di 914 allievi e le incertezze in merito allo svolgimento dell’esame di maturità sono ancora molte».
Valeria Cout, dirigente dell’Einaudi, 790 studenti, in calo rispetto all’anno precedente, al momento è poco fiduciosa: «Siamo stufi di essere oggetto di contesa politica, alcuni punti tracciati da Renzi sono stati messi sul tavolo anche da altri governi. Le proposte sono interessanti ma non so quanto attuabili».
 Manuela Anfosso

Quasi quattromila ragazzi in classe fino alle medie

«Le risorse per la scuola pubblica sono poche e il momento non è semplice. Noi abbiamo il compito di offrire un servizio scolastico di qualità. Questa è la nostra sfida». A dirlo è Elena Di Liddo, assessore all’istruzione e insegnante. «Il Comune è consapevole dell’elevato livello qualitativo delle scuole e le scarse risorse non possono danneggiarlo. L’Amministrazione intende mantenere un dialogo, cercando di dare il proprio contributo agli interventi sugli edifici e alle necessità».
Il problema delle risorse è denunciato anche dai dirigenti dei tre circoli didattici. Saranno venti in più i bambini al terzo circolo rispetto allo scorso anno scolastico per quasi 800 allievi tra scuola dell’infanzia e primaria, ma le risorse sono le stesse. «Il problema si affronterà nel corso dell’anno. «Le linee guida del governo Renzi potrebbero cambiare il mondo della scuola», commenta Beppe Cencio, del terzo circolo.
Michele Cauda, dirigente del secondo circolo che quest’anno ospiterà un migliaio di bambini, 285 nelle scuole dell’infanzia di Alba e 707 nelle primarie più una sezione primavera costituita da 20 studenti tra i due e i tre anni, oltre alla scarsità di risorse, denuncia una situazione in cui vengono a mancare, in parte, anche i contributi privati.
«Quest’anno si contano 720 alunni, 550 alle scuole primarie e 170 alle scuole dell’infanzia, di questi circa il 20 per cento sono stranieri. Grazie al finanziamento della fondazione Cassa di risparmio di Cuneo potremo operare nei casi di disagio», racconta Alberto Galvagno, dirigente del primo circolo.
Per Silvana Carbone, dirigente della scuola media Vida-Pertini e a cui è stata affidata anche la reggenza della Macrino, per 1.160 ragazzi, la qualità della scuola dipende dagli insegnanti e dalla loro disponibilità. «Conosciamo le risorse disponibili e gli eventuali tagli e non possiamo quindi fare affidamento su questo. La volontà dei docenti, di tutto il personale scolastico e dei genitori permettono di realizzare progetti e attività altrimenti impossibili», spiega Carbone.

m.a.

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