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Vino. In Langa e Roero l’export è di casa

ECONOMIA. Fino ad alcuni anni fa, se avessimo preso in considerazione le dinamiche delle esportazioni italiane, avremmo evidenziato una forte prevalenza delle vendite di vino sfuso rispetto a quelle in bottiglia. I dati del primo semestre 2014, invece, presentano un panorama praticamente capovolto, con i vini sfusi che perdono ancora terreno e quelli in bottiglia che crescono rispetto allo stesso periodo 2013. E la perdita di quota nei vini sfusi non riguarda solo le quantità, ma anche il valore, esattamente l’opposto di quelli in bottiglia che salgono sia nei volumi che nell’introito economico.
In questo quadro nazionale, la situazione dei vini di Langa e Roero è ancora più chiara. Questa è davvero un’area dedicata all’export. Anzi le vendite sui mercati internazionali stanno diventando il denominatore comune e l’atteggiamento fondamentale per tutte le aziende e gran parte dei vini.
 Le percentuali di export per ogni vino. Mancano, purtroppo, dati ufficiali relativi alle percentuali di ripartizione tra mercato italiano ed esportazione per i nostri vini. Essi non dispongono di un “codice di esportazione” specifico e così risalire a questi valori è un po’ come «scalare il Monviso a mani nude». Solo l’Asti è nelle condizioni di chiarezza dettate dal codice di esportazione.
Per il resto della nostra produzione, l’unica possibilità è interpellare le aziende produttrici ed esportatrici, ma queste sono talmente impegnate in tante incombenze burocratiche, che non trovano il tempo per rispondere a indagini di questo genere. Ci si deve affidare alla conoscenza personale, al sostegno degli organismi e di altri esperti del settore per stime attendibili. La situazione più propensa all’export è quella del Barolo, con una quota del 70-80 per cento, seguito a ruota dal Barbaresco, per il quale le attenzioni del mercato italiano sono ancora forti, ma le sirene dei Paesi esteri stanno crescendo. In questo caso, si può parlare di un export del 60-70 per cento. In una percentuale tra il 50 e il 60 si collocano le esportazioni di Nebbiolo d’Alba, Roero, Barbera d’Alba e Langhe Nebbiolo, il cui appeal sta rapidamente crescendo anche sui mercati d’oltre confine. Equivalenza tra mercato italiano e vendite all’estero sembra esserci per il Roero Arneis, un vino che ha consolidato le posizioni in Italia e negli ultimi anni si sta concentrando di più sull’export.
Su posizioni opposte, con prevalenza del mercato italiano, è il caso dei vini a base di Dolcetto. Ma attenzione. Potrebbe non essere un trend definitivo: anche questi vini si muovono al traino di quelli a base di Nebbiolo e, pertanto, potremmo in futuro assistere a una graduale evoluzione della loro situazione.

Giancarlo Montaldo

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