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Confindustria chiede la revoca della concessione dell’Asti-Cuneo

Giovanni Monchiero torna a interrogare il ministro Delrio sull'Asti-Cuneo
Oggi a Cherasco l’autostrada finisce… in un campo.

CUNEO Con una lettera inviata al ministro delle infrastrutture Graziano Delrio, il presidente di Confindustria Cuneo Franco Biraghi ha chiesto la revoca della concessione all’attuale concessionaria dell’Autostrada Asti-Cuneo a causa della mancata realizzazione dei previsti lavori di completamento e l’apertura alla libera circolazione del tratto finora realizzato dell’A33, senza quindi riscossione di alcun pedaggio, finché non sarà totalmente completata dell’opera.

Oggi a Cherasco l’autostrada finisce… in un campo.
Oggi a Cherasco l’autostrada finisce… in un campo.

«La provincia di Cuneo soffre ormai da decenni di una gravissima carenza infrastrutturale, che penalizza soprattutto le aziende locali, in una provincia in cui l’export rimane l’unica speranza di sviluppo rispetto ad un mercato interno sempre più asfittico», afferma il presidente Franco Biraghi. «La soluzione, che via via si sta trasformando in sogno, era vista nel completamento dell’autostrada A33 Asti-Cuneo. Purtroppo, l’attuale concessionaria continua a non procedere all’esecuzione dei lavori, come era previsto dal contratto di concessione. Siamo preoccupati perché non riusciamo a capire il motivo di questa empasse e d’altra parte non vogliamo dare credito a varie illazioni che circolano al riguardo».

Già in passato il presidente Biraghi aveva avuto modo di esporre all’allora ministro Maurizio Lupi le ripercussioni negative, di carattere economico e sociale, causate dall’isolamento dovuto al mancato completamento di cinque lotti dell’autostrada e, in particolare, le questioni relative al tratto cruciale che interessa il tratto tra Castagnito, Alba e Cherasco.

Franco Biraghi

«Vogliamo fare chiarezza con una forte presa di posizione, perché i nostri cittadini e le nostre imprese non possono continuare a sentirsi fortemente penalizzati da interessi ed inefficienze altrui», prosegue Biraghi. «Per questo chiediamo che sia revocata la concessione alla società appaltante e a parziale compensazione del danno subito dal territorio per il mancato completamento del tronco autostradale, che si possa circolare senza dover pagare pedaggi, questo finche l’autostrada non sarà ultimata. Non solo: visto il rinnovo della concessione sulla Torino-Piacenza, auspichiamo una forte riduzione del pedaggio dove una tariffa molto alta non è più giustificata da nuovi lavori da eseguire».

A rinverdire le speranze delle imprese e degli industriali cuneesi è giunta la disposizione della Direttiva europea 23/2014 sui contratti di concessione autostradale che, sancisce il principio per cui la durata massima delle concessioni è normalmente limitata a non oltre 5 anni. Eccezionalmente può essere concessa per un periodo superiore, solo in funzione di lavori o servizi di grande entità richiesti al concessionario. «La nostra può apparire una proposta provocatoria», conclude il numero uno degli industriali cuneesi, «ma è il minimo che i cittadini e gli imprenditori di questa provincia operosa e coraggiosa, meritano e si aspettano».

Manassero (Pd): «Provocazione condivisibile»

«Condivido la lettera del presidente di Confindustria Cuneo in cui si chiede al ministro Delrio di revocare la concessione alla società che gestisce l’autostrada Asti-Cuneo»: così si esprime la senatrice democratica Patrizia Manassero in merito alla presa di posizione assunta da Franco Biraghi.

«Due mesi fa- continua Manassero- ho firmato un’interrogazione al ministro ribadendo la situazione di estrema precarietà in cui, dopo quasi vent’anni, si trova la realizzazione dell’autostrada, e chiedendo al Governo di farsi promotore di una proposta per sbloccare un’infrastruttura incompleta e inadeguata per le necessità del basso Piemonte».

«È evidente -conclude la senatrice democratica- che amministratori, imprenditori e cittadini meritino delle risposte e, dunque, ben vengano posizioni anche provocatorie se servono a interrompere uno stallo che  si è ormai protratto per troppo tempo».

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