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Monsignor Fouad Twal, patriarca latino di Gerusalemme, a Gazzetta d’Alba: «Troppi muri separano le nostre vite»

ALBA Sua beatitudine, monsignor Fouad Twal, patriarca latino di Gerusalemme dal 2008, atteso a tenuta Fontanafredda per una lectio magistralis sul tema del conflitto politico-religioso in Medio Oriente e sulla situazione dei cristiani in Terra Santa, ha fatto tappa, sabato 10 ottobre, alla “Casa madre” della Società San Paolo ad Alba e alla redazione di Gazzetta. Il presule si è concesso ai nostri microfoni, intervistato dal paolino don Guido Colombo – che ha realizzato la videointervista visionabile sotto –, per raccontare le difficoltà, le paure e le speranze con le quali è costretta a convivere la minoranza cristiana di Gerusalemme, così anticipando alcuni argomenti dell’incontro di Serralunga.

Da dove nasce il suo legame con la nostra terra, Beatitudine?
«La mia permanenza in Italia è legata alla partecipazione al Sinodo a Roma. Sono stato nominato dall’assemblea della Conferenza episcopale dei vescovi latini della regione araba. La grande sfida è capire come aiutare e incoraggiare le famiglie a proseguire la loro missione di fede, in particolare in Terra Santa. Ricevendo l’invito per Alba dagli amici del Rotary club, guidato da Giorgio Groppo, ho accettato molto volentieri».

Venendo al Sinodo, quale atmosfera si respira e quali temi sono stati trattati?
«L’atmosfera è di collegialità e mi sento privilegiato perché tanti dei presenti sono stati a Gerusalemme: conosco molte persone e, ovunque io mi muova, incontro amici. All’interno di questa assemblea, però, non sono sempre d’accordo quando si parla delle sfide delle famiglie. Mi pare si tratti di necessità occidentali. Le nostre priorità sono rivolte ai muri che separano le vite, le parrocchie e che non sono altro che la realizzazione di altri muri – del cuore dell’uomo – come la sfiducia, la paura e il disprezzo. I nostri drammi sono la forte emigrazione dei cristiani e il risveglio del fanatismo religioso, musulmano e israeliano, di cui si parla troppo poco».

In questi giorni si è inasprito fortemente il conflitto in Terra Santa. Come si muove la Chiesa latina di Gerusalemme?
«Il Patriarcato latino di Gerusalemme ha difeso tutta la comunità cristiana, senza distinzioni: siamo così pochi da non poter permetterci il lusso di dividerci. Per indicare alcune cifre, in tutta Gerusalemme i cristiani sono 15.000, mentre i musulmani sono 250.000 e gli israeliani mezzo milione. Spesso provo un senso di forte umiliazione, perché non siamo in grado di fermare la macchina della violenza e dell’odio. Quando torneremo a casa i fedeli ci chiederanno che cosa abbiamo fatto, mentre la situazione peggiora ogni giorno. Desidero pace per tutti, non solo per la comunità cristiana».

Consiglierebbe un pellegrinaggio in Terra Santa in questo momento?
«Moralmente è più importante adesso rispetto a prima, perché l’amicizia si vede nelle difficoltà. È il momento giusto per mettere alla prova il vostro amore per la Terra Santa, comunicando alla comunità cristiana il sostegno e la vostra solidarietà. La situazione è molto difficile: siamo la “Chiesa del calvario”, ma non dobbiamo dimenticare che siamo anche la Chiesa della resurrezione, della gioia, della speranza in un futuro migliore in cui la gente possa vivere in pace e in serenità».
Guido Colombo
Alessia M. Alloesio

Sua Beatitudine a tenuta Serralunga: «Se abbiamo la fede non abbiamo paura»

L’incontro con sua Beatitudine monsignor Fouad Twal, patriarca latino di Gerusalemme, ha richiamato, sabato 10 ottobre, alla tenuta Fontanafredda di Serralunga un pubblico interessato e numeroso. A volere il presule, impegnato nel Sinodo, il distretto 2032 del Rotary club (che comprende le città di Cuneo, Asti, Alessandria e la Liguria) in collaborazione con il comitato interpaese Italia-Israele e Territori palestinesi. La lectio magistralis ha analizzato il tema del conflitto medio-orientale e delle condizioni di vita dei cristiani in Terra Santa. «La situazione è molto difficile, ma ci sono anche aspetti positivi: vivere in queste condizioni crea unione e comunità», ha commentato monsignor Twal durante il suo intervento, aggiungendo: «Ci sono famiglie, coppie forti e molti seminaristi. Siamo pochi, ma siamo il “sale della terra”: quel poco che dà sapore al mondo». Diretto, vicino ai fedeli e pieno di speranza, il patriarca latino di Gerusalemme ha descritto la difficile situazione della minoranza cristiana, sottolineando l’attenzione all’istruzione e la grande speranza riposta sui giovani. «Mi piace quando ragazzi cristiani e musulmani stanno insieme e credo molto nelle istituzioni religiose e interreligiose che gestiamo, tra cui istituti, scuole e ospedali». «La situazione è difficile, ma dobbiamo cercare di reagire e avere fede grazie a colui che ha detto di non avere paura. Se abbiamo la fede non siamo soli», ha concluso tra gli applausi Twal.
a.m.a.

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