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Noccioleti: meglio in collina!

CORILICOLTURA Per saperne di più sull’accordo per lo sviluppo della corilicoltura in Piemonte siglato a luglio tra Regione, Ismea e Ferrero, bisognava andare alla Fiera della nocciola di Castellero d’Asti. In occasione del convegno “Coltivare, trasformare, valorizzare il territorio della nocciola”, l’assessore regionale all’agricoltura Giorgio Ferrero, stimolato dal sindaco Roberto Campia, ha fornito alcuni dettagli sul documento sottoscritto tre mesi fa nella sala consiliare del municipio di Alba.
L’esponente della Regione ha sottolineato che oggi la Ferrero prende in Italia circa l’11% del suo fabbisogno di nocciole, mentre oltre il 60% lo prende in Turchia e ha aggiunto che il colosso dolciario albese intende incrementare sempre di più l’utilizzo della nocciola italiana. Politica confermata dagli accordi analoghi a quello piemontese già siglati in Toscana, Lazio e Basilicata e dai contatti avviati con la Regione Sicilia per progetti di coltivazione nell’isola. Dopo la firma dell’accordo ci sono stati alcuni incontri tra le parti coinvolte ed entro l’anno si dovrebbe arrivare alla costituzione di un tavolo comune tra i soggetti firmatari dell’accordo e le associazioni di produttori.

noccioleti

A Castellero l’assessore Ferrero si è anche soffermato sulla questione, più volte trattata su queste colonne, dell’incremento (ritenuto da molti fuori controllo) degli impianti corilicoli nelle zone pianeggianti. «Premesso che oggi gli agricoltori impiantano nocciole senza chiedere niente a nessuno, abbiamo bisogno di tenere la nocciola nelle zone più vocate», ha affermato Ferrero. «Purtroppo nel Disciplinare dell’Igp sono state inserite intere aree della pianura piemontese e questo è un diritto acquisito che non possiamo andare a ledere. Però è chiaro che per noi la nocciola in Piemonte ha un futuro se viene coltivata nei territori vocati».
Ferrero ha anche parlato degli “areali di qualità”, ossia le zone dove si può ottenere una qualità migliore, quella che l’industria si attende dalla nocciola del Piemonte, non adatta a prodotti di bassa qualità. L’assessore ha anche sottolineato la necessità di andare a valutare il materiale vivaistico: «Non dobbiamo rischiare di mettere a dimora impianti di noccioleti che non siano né vocati, né della giusta varietà», ha affermato.
Sulla stessa linea anche l’intervento di Flavio Repetto, patron della Novi, che ha paragonato la nocciola al Barolo o al Barbaresco: «La nostra nocciola non ha eguali in tutto il mondo. Perciò cerchiamo di mantenerla a questo livello. Ogni volta che vedo un noccioleto in pianura mi viene la pelle d’oca. Se andiamo a piantarla nelle pianure, abbiamo sbagliato tutto. Sarà una nocciola con valori qualitativi molto più bassi».
L’imprenditore ha concluso: «Il successo della Novi, che ha superato questi anni di crisi crescendo sempre, è nell’aver puntato sull’alta qualità: nella nostra fabbrica non entra una nocciola che non sia del Monferrato, dell’astigiano e della Langa. Mi auguro che la Regione ne tenga conto e che gli eventuali contributi a disposizione o le facilitazioni di piantagioni avvengano su terreni vocati. Il problema non è piazzare le nocciole; è piantarle bene perché ci sarà sempre più richiesta. L’importante è non piazzarle in pianura: uno può coltivarle dove vuole, ma lo faccia a sue spese. Qualcuno le comprerà, ma noi no».ù

c.o.

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