Tappi senza sughero per il Barolo

Se la visita è un'esperienza: la proposta del WiMu di Barolo

LA MORRA Da tempo è vivo il problema della chiusura delle bottiglie di vino. Senza scomodare l’ampia casistica di situazioni finite davanti all’autorità giudiziaria, basta l’esperienza quotidiana a rappresentare con chiarezza un rischio che ogni anno si fa più elevato, quello di imbattersi nella bottiglia che sa di tappo o anche solo che contiene un vino non conservato a dovere. Già nei primi anni Ottanta, il Consorzio del Barolo e Barbaresco si era occupato del problema, realizzando alcuni approfondimenti tecnici, che erano culminati in un viaggio-studio di molti produttori in Sardegna dove operava la Stazione sperimentale del sughero. Già allora la questione era spinosa e creava frequenti motivi di attrito tra i produttori e i ristoratori. In particolare, si discuteva su come limitare l’uso del tappo di sughero sui vini di pronta beva, per dedicare una scelta più ampia di prodotto ai vini di resistenza al tempo. Questi vini erano quelli più in difficoltà, perché il sughero era ritenuto l’unica soluzione possibile, in quanto permetteva un adeguato passaggio di ossigeno e, soprattutto, teneva lontane dal vino le ife fungine che avrebbero potuto rovinarlo.

tappi
Le novità per le chiusure. Da allora, molte cose sono cambiate, soprattutto nella tappatura dei vini giovani. Oggi i tappi a vite stanno raccogliendo sempre maggiori consensi anche in realtà molto tradizionali come il Piemonte. Finora, però, non si vedevano alternative per sostituire il sughero nella tappatura dei vini da invecchiamento: Barolo e Barbaresco in testa. Oggi, qualcosa sembra profilarsi all’orizzonte e l’occasione di parlarne ce la dà l’Agricola Brandini di La Morra, che ha deciso di usare il tappo select bio di Nomacorc per tappare il suo Barolo Docg 2011. L’iniziativa è stata presentata come “la prima volta” che sul Barolo è usata una chiusura alternativa al sughero. Forse anche altri hanno sperimentato tappi alternativi, ma la scelta dell’Agricola Brandini riguarda la fase produttiva e, soprattutto, è annunciata in modo esplicito. Select bio è il primo tappo al mondo a zero emissioni di Co2, visto che utilizza una materia prima derivata dalla canna da zucchero ed è frutto della ricerca di Nomacorc anche sul fronte della gestione dell’ossigeno. L’importanza di questo aspetto l’ha ribadita Filippo Peroni, direttore commerciale Italia di Nomacorc: «Oggi l’azienda è in grado di sottoscrivere la garanzia di tenuta di questo tappo di almeno 15 anni e questo è un passo notevole nella logica di scelte produttive che non mettano a rischio la qualità del vino che viene conservato più anni».

Altro fattore importante è l’omogeneità di comportamento di questo tappo, che sembra mettere tutte le bottiglie di una stessa partita nelle stesse condizioni di qualità e di piacevolezza, senza alcuna differenza tra l’una e l’altra. Senza voler essere trionfalistici, questo passo potrebbe costituire in prospettiva futura una vera rivoluzione, in grado di cambiare le scelte dei produttori senza modificare le consuetudini dei consumatori. Ne sono consapevoli anche all’Agricola Brandini e il titolare Piero Bagnasco lo ha sottolineato con chiarezza: «La scelta di utilizzare una chiusura alternativa al sughero si sposa perfettamente con la filosofia produttiva di Agricola Brandini, azienda che produce i grandi vini di Langa solo da 20 anni e per questo motivo, nel mondo del vino, siamo considerati veramente “giovani”. Pensiamo però che per produrre ottimi vini sia importante tanto seguire le tradizioni quanto creare la giusta attenzione per le innovazioni tecniche offerte dal mercato. Siamo ancora più contenti di aver scelto il select bio per il nostro Barolo 2011 visto che proprio questo vino ha recentemente vinto la medaglia d’oro al Merano wine festival ed è stato premiato con 92 punti dal critico americano James Suckling».
Come inizio, non è male.

Giancarlo Montaldo

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