Giordano Vini, la voce dei dipendenti

DIANO D’ALBA «Ci sono voluti più di 100 anni per tirare su questa azienda, ora in pochi mesi la vogliono smantellare». È la storia di una promessa tradita, quella della Giordano Vini. Gazzetta ha incontrato i dipendenti durante le quattro ore, dalle 8 alle 12 di mercoledì 25 novembre, di presidio di fronte ai cancelli dello stabilimento di Valle Talloria. Delusione, tristezza, ma anche tanta voglia di lottare per i propri diritti.

«Prima è toccato agli 11 informatici assorbiti da Cosesa, ora ai 46 del ramo post vendita e ai 36 del Contact Center di Torino, poi sarà la volta dei 140 addetti del polo logistico di Marene. La proprietà punta a svuotare l’azienda in vista della quotazione alla borsa di Milano», spiega S., uno dei 46 dipendenti, in gran parte donne, che la Italian Wine Brands vuole cedere alla palermitana 2B1. «Alla Giordano abbiamo dedicato la nostra vita, abbiamo sottratto tempo a figli e mariti quando ci è stato richiesto di prestare lavoro straordinario o durante le festività, abbiamo mai detto no alle richieste della direzione, nemmeno quando 4 anni fa ci è stato chiesto di firmare per la cassa integrazione», aggiunge M., da 25 anni dipendente di Giordano Vini.

sciopero giordano vini valle talloria 1

«L’inizio della fine è stata la cessione da parte della famiglia Giordano a Italian Wine Brands, da allora è venuto a mancare il rapporto diretto con la proprietà, con Gianni o Ferdinando Giordano che vedevamo quasi quotidianamente. Ora abbiamo a che fare con una direzione che cede interi rami d’azienda senza nemmeno informare i lavoratori», aggiunge L., da quasi 30 anni nello stabilimento di Valle Talloria. E con la direzione hanno parlato il sindaco di Diano Ezio Cardinale e l’assessore Sergio Rinaldi. Le loro parole: «Siamo stati ricevuti dal direttore del personale Maurizio Tavella e dal direttore generale Giuseppe Sibilla. L’azienda ha detto di non voler chiudere il confronto e ha sottolineato che non sono in previsione esuberi». Parole di circostanza che non hanno tranquillizzato i lavoratori che chiedono alla Iwb di tornare sui propri passi e di cancellare la cessione a 2B1, in quanto i lavoratori coinvolti non ritengono la società palermitana, con un capitale sociale di poche migliaia di euro, in grado di assumere e far lavorare i 46 dipendenti.

«A queste condizioni non firmeremo la cessione del ramo d’azienda e siamo pronti al muro contro muro», avvisano i delegati sindacali Fortunato La Spina (Fai-Cisl), Sophia Livingston (Flai-Cgil) e Alberto Battaglino (Uila-Uil)  che incontreranno la direzione di Iwb martedì primo dicembre cercando di ricucire uno strappo che pare insanabile e di garantire un Natale sereno a 46 famiglie del territorio e più in generale ai 394 dipendenti di Giordano Vini.

Marcello Pasquero

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