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Le bottiglie rare sono un investimento?

VINO L’acquisto di vini rari e pregiati può rappresentare una valida forma d’investimento alternativa a quelle classiche? Pare proprio di sì, stando a quando si osserva alle aste internazionali che trattano questo prodotto. All’ultima, tenuta alla Sala Bolaffi di Torino, organizzata in collaborazione con Slow food editore erano in catalogo 579 lotti per una base d’asta complessiva di 655 mila euro: un’importante selezione di vini italiani, in particolare piemontesi, veneti e toscani, provenienti dalla cantina privata di Luigi Veronelli.
Sono rimasto favorevolmente sorpreso dalla quantità e qualità delle bottiglie battute all’asta, dal pubblico presente (oltre 80 persone), a soprattutto dalla diversità e dall’interesse verso i lotti più prestigiosi, con rialzi che in certi casi hanno rasentato l’incredibile. Ecco alcuni esempi: Giacomo Conterno, Barolo Monfortino 1982, tre bottiglie: da 900 a 3.200 euro. Bruno Giacosa, Barolo Vigna Rionda 1967, sei bottiglie: da 900 a 3.200 euro. Angelo Gaja, Barbaresco di varie annate, cinque bottiglie: da 250 a 600 euro. Inoltre si conferma la tendenza riguardante i grandi formati: alle aste spuntano prezzi da capogiro. Fa impressione nel catalogo “Bolaffi“ il mitico quarto di brenta di Monfortino del 1961 a 18.000 euro, ma si tratta di un pezzo unico ormai.
Può succedere che in qualche famiglia si scoprano in cantina vecchie bottiglie. Possono avere un certo valore, ma occorre valutare molti fattori: tipologia del vino, millesimo, produttore e stato di conservazione. Inoltre, bottiglie anche di cento anni fa, ma prive di etichette e chiusura originale integra valgono zero.
Informazioni tecniche in proposito e notizie su come conservare vecchie bottiglie di vino senza danneggiarle si trovano sul sito: www.tablino.it, mentre un serio servizio di consulenza per una stima commerciale sull’antiquariato enologico viene eseguito da www.langhe.net.

Lorenzo Tablino

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