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Zanoletti e Paganelli: no al taglio dei vitalizi

ALBA Mentre migliaia di donne che lavorano nel settore privato subiscono l’ennesima stangata sulle pensioni (aumenta di 22 mesi l’età per l’uscita dal lavoro), 42 ex consiglieri del Piemonte protestano contro la decurtazione dei loro vitalizi imposta dall’Esecutivo del presidente Sergio Chiamparino per far risparmiare all’ente sabaudo quasi 2 milioni di euro.

Tomaso Zanoletti taglio
L’ex senatore albese Tomaso Zanoletti.

La norma, approvata lo scorso anno, prevede riduzioni sulle pensioni maturate versando i contributi durante il mandato a palazzo Lascaris. In media il taglio è del 15 per cento, che può salire al 40-50 per cento per chi è stato anche parlamentare e ha quindi accumulato più vitalizi. Nell’elenco degli scontenti, pubblicato dal sito Lo spiffero, ci sono anche cinque politici della Granda: Tomaso Zanoletti (vitalizio che, come riporta il sito del Consiglio regionale, ammonta a 1.600 euro mensili lordi), Ettore Paganelli (3.300 euro lordi) e Primo Ferro (3.800 euro lordi) di Alba, oltre al cuneese Claudio Dutto (4.800 euro lordi) e al caragliese presidente dei Comuni montani Lido Riba (6.200 euro lordi), i quali insieme a 37 ex colleghi (di destra, centro e sinistra) hanno presentato un ricorso alla Corte dei conti contro il provvedimento Chiamparino.

Contattato da Gazzetta, Zanoletti ha precisato di non essere contrario al versamento di un contributo di solidarietà, come «peraltro già fatto negli ultimi anni», bensì alla «riduzione extra prevista per chi è stato in Parlamento», ha dichiarato l’ex senatore, aggiungendo: «Negli anni da parlamentare ho versato i contributi e una scelta del genere, che elimina dei diritti acquisiti, rischia di fare saltare l’ordinamento». Chiamparino rimane fermo sulla sua posizione: «Ognuno è libero di fare i ricorsi che ritiene: credo che il Consiglio regionale sia intervenuto con grande saggezza perché le riduzioni più sensibili avvengono dove ci sono cumuli di vitalizi. Interventi quindi che vanno nella direzione dell’equità sociale».

Gli altri 153 ex consiglieri regionali a cui spetta l’assegno mensile hanno evitato il ricorso, mentre gli albesi Mariano Rabino (oggi deputato) e Alberto Cirio (europarlamentare), pur avendone diritto al raggiungimento dei 65 anni di età, vi hanno rinunciato. «Il vitalizio è giusto quando si fa politica per tanto tempo rinunciando alla carriera in altre professioni, ma in ogni modo dovrebbe essere erogato in modo proporzionale ai contributi effettivamente versati», ha commentato Rabino. Cirio si è limitato ad affermare: «Io ho rinunciato al vitalizio ma su questa vicenda lascio che sia la gente a esprimere un giudizio».

Sugli scudi gli esponenti del Movimento 5 stelle che giudicano il ricorso come una presa in giro nei confronti dei tanti ex dipendenti privati che da anni subiscono penalizzazioni. Queste sono le parole del capogruppo consiliare grillino Ivano Martinetti: «Nel periodo in cui i nostri rappresentanti locali sedevano in parlamento sono state più volte cambiate le regole sull’età e i meccanismi retributivi del sistema pensionistico dei cittadini comuni, ma non ricordiamo che essi abbiano espresso perplessità. Ci sembra un atteggiamento non in linea con il sentimento generale del Paese e con la necessità di risanare l’economia nazionale e regionale: chiediamo loro di rinunciare al ricorso».

Il giudizio dei giudici arriverà a febbraio.

e.f.

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