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Beatrice Costamagna, disegno made in Alba

INTERVISTA Beatrice Costamagna, ventinovenne talentuosa illustratrice albese, ha appena dato alle stampe con Emme Edizioni il suo ultimo volume, Storielle per bambini di due anni, in cui illustra le storie scritte da Isabella Paglia. Dal 2011, quando ha iniziato a lavorare, ha collezionato molti progetti editoriali e prestigiose collaborazioni con case editrici italiane e internazionali come Pearson Italia e UK, De Agostini, Lisciani Giochi, La Spiga, AZ Books, Piccolia, Auzou, National Geographic Learning, Cambridge University Press. E se, all’inizio, era lei presentarsi, ora la vengono a cercare. Come è andata? «Aumentavano le pubblicazioni e così anche l’interesse delle case editrici. Partecipare alla Fiera del libro per ragazzi di Bologna mi ha permesso di conoscere direttamente gli editori e avere critiche costruttive, che aiutano a crescere. Per introdurmi nel mercato statunitense mi sono affidata a un agente. Prende dal 25 al 40% sul mio compenso ma, senza, è quasi impossibile farsi spazio».

Beatrice Costamagna (4)
L’illustratrice albese Beatrice Costamagna

Dal testo come arriva alla tavola? Incontra lo scrittore?
«Quando un progetto mi piace, le idee vengono facilmente e mi diverte molto lavorare.  Raramente incontro gli autori dei testi, perché è la casa editrice ad “abbinarci”, ma, spesso, riesco a conoscerli grazie ai social network. E poi a incontrarli nelle fiere di settore. È bello e curioso il rapporto che si instaura tra autore e illustratore: se la storia è ben scritta, disegnarla è un divertimento. Credo che per l’autore sia una sorpresa vedere come immaginazione e stile di un disegnatore interpretino la storia che, fino a poco prima, esisteva solo nelle sua testa»
Ha mai pensato di scrivere lei stessa i testi?
«Per ora preferisco affidarmi a chi ha più talento di me con le parole ed esprimermi con colori, forme e composizioni. In futuro, chissà?»
Dove e quando preferisce disegnare?
«Mi piace lavorare in casa, col mio adorato gattone, nello studiolo che mi sono arredata, circondata da bellissimi libri illustrati e stampe dei miei illustratori preferiti alle pareti. Mi impongo un orario fisso (8.30-18.30), che si estende, se sono “sotto consegna”».
Lavorando sia per aziende italiane che straniere, avrà sviluppato un punto di vista articolato. Quali differenze riscontra? «Ho iniziato a lavorare con l’estero, dove è più facile ottenere incarichi anche se hai meno esperienza. Dopo un paio d’anni, quando il mio portfolio si è arricchito di esempi di stili e pubblicazioni, mi hanno dato credito anche in Italia. Ora lavoro tanto e bene anche qui. Questo mi fa immensamente piacere, perché trovare un proprio libro, sugli scaffali in libreria, è un’emozione impareggiabile. Ci sono poi case editrici che lasciano più libertà espressiva e altre che pongono più limiti per accertarsi che il tuo stile sia consono al target della collana.  Nell’illustrazione scolastica, negli Activity e Board Book (ovvero i libri con alette, stickers, elementi mobili), i layout di pagina sono rigidi, poiché devono contenere molti elementi e viene premiato lo stile fresco, divertente e riconoscibile piuttosto che una composizione creativa ed originale».
Come è nata la passione per l’illustrazione? e l’orientamento verso i testi per bambini?
«Dopo le superiori, volevo specializzarmi nei fumetti e cartoni animati. Mi sono imbattuta nel corso di illustrazione dell’Istituto europeo di design di Torino, che ha risvegliato ricordi e una passione antica: i libri illustrati che sfogliavo da bambina. Là ho scoperto che l’illustrazione per l’infanzia rappresentava il linguaggio ideale per esprimere le mie emozioni e le mie idee».
Ha esperienza di illustrazione di volumi cartacei ma anche di app digitali. Utilizza tecniche diverse?
«La mia tecnica è digitale quasi in toto: comincio da uno schizzo a matita, che poi scansiono, coloro ed elaboro al pc. Ho avuto esperienza di progetti digitali, anche molto creativi e divertenti. Non li escludo, ma rimango legata alla carta stampata: per me ha un fascino ineguagliabile. Non tornerei al fumetto, anche se amo leggere graphic novels; dell’animazione mi attrae la possibilità di lavorare in un team di creativi».
Un autore che le piacerebbe illustrare?
«Il mio stile guarda ai più piccoli, ma mi piacerebbe cimentarmi anche con i ragazzi e adolescenti, disegnando per autori come Roald Dahl, Terry Pratchett, Michael Ende, Christine Nöstlinger e Astrid Lindgren».
Cosa sogna nel suo futuro? «Aprire o lavorare in una casa editrice, per creare progetti editoriali e chiamare a collaborare con me quegli illustratori, designer e grafici che ammiro tanto e che mi ispirano ogni giorno. Senza però abbandonare la matita: intendo disegnare per molti anni ancora».

Nella fotogallery, alcune delle tavole di Beatrice Costamagna

Valeria Pelle

 

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