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Gli Statuti cornelianesi compiono 600 anni

CORNELIANO Per l’anniversario il proprietario donerà il volume in pergamena alla Torre
Sei secoli e non sentirli. Gli Statuti di Corneliano, datati 3 febbraio 1416 e «approvati dai signori Pierino e Giorgino De Braida», giungeranno domani all’anno numero seicento dalla redazione. Il codice quattrocentesco, ora di proprietà del torinese Alessandro Torreri, farà presto ritorno nel paese roerino.

Torreri lo donerà alla fondazione Torre di Corneliano d’Alba, di cui è presidente. Ma come e quando arrivò a casa Torreri? «Da quel che so il codice venne recuperato da un mio antenato, Vittorio Torreri, vissuto tra Settecento e Ottocento quando, durante la Rivoluzione francese, parte dell’archivio comunale venne disperso per mancanza di spazio. Da allora è stato in possesso della mia famiglia e nel 2008 procedemmo a un restauro conservativo», ricorda Torreri.

Vittorio Torreri
Vittorio Torreri

Nel 1978 fu lo storico Giulio Parusso a tradurre gli Statuti, e già nel 1942 Margherita Calliano, giovane studentessa all’Università Cattolica di Milano, trascrisse il manoscritto per la sua tesi di laurea.

Baldassarre Molino, storico del Roero: «Gli Statuti sono cronologicamente in linea con quelli degli altri Comuni limitrofi. A Monteu furono scritti nel 1336, a Monticello nel 1390, a Canale nel 1419 e a Magliano Alfieri nel 1420. Ma non è detto che queste siano le date ultime: talvolta si facevano aggiunte e questo faceva sì che si avessero scritti “alluvionati”, e che quindi si perdesse il significato principale della norma. Sappiamo che la stesura iniziò il 3 aprile 1415 per mano di sette cornelianesi “distinti” per volere della comunità e dei signori, e che l’allora podestà fosse Costanzo Testona».

Sin dal Duecento le comunità iniziarono a sentire l’esigenza di organizzarsi e dalla prima metà del Trecento si giunse alla codificazione. «I 159 capitoli contengono il diritto civile e penale della comunità e si può dire che quelli di Corneliano siano particolarmente completi», prosegue Molino. «Occorre rimarcare che in questo codice manchi la parte patrimoniale, ovvero il costo della sudditanza, ma questo aspetto venne già regolamentato alcuni anni prima, in un testo scritto il 31 marzo 1408, che possiamo definire un “anticipo dello statuto”».
Francesca Gerbi

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