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Le strade del cuneese sono le più pericolose

L’INCHIESTA La storia di Francesca, giovane free lance nel settore socio-sanitario, è l’esempio del pericolo – spesso imprevedibile – che corre sempre insieme all’auto. «Viaggiavo da Torino ad Alba. C’era nebbia densa, due o tre metri di visibilità. Impiegai due ore per arrivare a Canale. Lì la nebbia era diradata. Il contachilometri segnava circa i 50, ma c’era ghiaccio. La macchina mi sfuggì. In pochi istanti, con un testacoda, andai a sbattere contro il muso della macchina dietro di me. Ci fermammo in mezzo alla strada, guardandoci negli occhi. L’avevamo scampata». Prosegue Francesca: «Mi fermai per riprendermi. Il mio compagno di disavventura passò davanti, lo vidi scomparire. Ripartii. Tre minuti dopo, tra Corneliano e Borbore, la stessa macchina che prima aveva scongiurato l’impatto era ferma in un fosso. Mi fermai. Il guidatore era finito così per scansare un masso in mezzo alla strada, scambiato per un animale. Anche questa volta solo danni lievi all’auto. Ci riguardammo: senza il testacoda di qualche metro prima sarei stata io alle prese con il masso. Compresi che la strada è un coincidere di tempi, movimenti, oggetti e interazioni che spesso non possiamo controllare e che richiedono attenzione a me nuova».

incidente

In effetti, secondo l’ultimo rapporto annuale sull’incidentalità stradale in Piemonte, curato dal Centro di monitoraggio regionale della sicurezza, le nostre strade continuano a rappresentare uno degli “spauracchi” del vivere. Nel 2014 l’andamento dell’incidentalità in Piemonte ha mostrato un peggioramento: gli incidenti sono stati 11.434 (+1,6% rispetto al 2013), le vittime 265 (6 in più) e i feriti 16.445 (+0,5%). Peraltro, se interpretato sul lungo periodo, il quadro cambia: rispetto al 2010 (anno di riferimento per il dimezzamento della mortalità fissato dall’Unione europea al 2020), le vittime della strada in Piemonte sono diminuite del 19%, valore di poco superiore alla media europea (18%).

Gli incidenti fanno vittime soprattutto tra alcune categorie: tra i pedoni i decessi passano dai 63 del 2013 agli 89 del 2014 (+33%), mentre tra i motociclisti l’aumento è di dieci (40 nel 2013, 50 nel 2014, +25%). Anche i giovani risultano vulnerabili: è alta la proporzione di morti nella fascia di età 18-30 anni (24% del totale tra i maschi), sebbene nel complesso nell’ultimo biennio le vittime da incidenti abbiano registrato una diminuzione nelle fasce giovanili e un incremento nella sfera degli adulti di 46-65 anni (25% tra i maschi, 21% tra le donne). Il peso della categoria degli over 75, invece, è particolarmente rilevante tra le donne (28% dei decessi, in entrambi i bienni confrontati). Il territorio della provincia di Cuneo, come spiegano i ricercatori (vedi l’intervista a lato), pur confermando i passi in avanti, resta l’area con le maggiori criticità. Se nel 2013 si erano verificati 1.244 incidenti, con 48 morti e 1.859 feriti, nel 2014 i sinistri sono stati 1.203, con 42 vittime e 1.809 feriti: una progressione positiva, considerando che nel 2010 gli incidenti furono 1.557, (63 morti e 2.386 feriti).

Tuttavia, in Piemonte l’indice di lesività è di 147 punti (ovvero si contano in media ben 147 feriti ogni 100 incidenti), mentre l’indice di mortalità è pari a 2,3 punti (2,3 morti ogni 100 sinistri). A Cuneo l’indice di mortalità sale invece a 4,1 e quello di lesività a 154: i dati collocano la Granda nel gradino peggiore della classifica regionale, con 4 incidenti e 6 feriti al giorno.

Matteo Viberti

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