Asti: situazione da non sottovalutare

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VINO  I dati che recentemente il Consorzio dell’Asti ha diramato ai suoi associati parlano chiaro. È crisi vera in questo comparto e bisognerebbe cominciare a pensarci con serietà. Dopo le ubriacature di alcuni anni fa con i 100 milioni di bottiglie superati tra Asti e Moscato d’Asti, nel giro di poco tempo la situazione è cambiata radicalmente: le vendite dell’anno 2015 rischiano di essere le peggiori degli ultimi tempi, mettendo a nudo una crisi che non si può liquidare solo con il calo (seppur forte) del mercato russo. Anche altri mercati languono e in modo preoccupante.

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I dati del 2015. Le vendite di Asti e Moscato nella loro globalità sono scivolate a 74 milioni di bottiglie, perdendo in un anno quasi 11 milioni di pezzi. Se la situazione è sostanzialmente stabile nel mondo del Moscato d’Asti, che cresce di circa 300mila bottiglie, il tonfo vero è quello dell’Asti, che perde in un colpo solo più di 11 milioni di pezzi (il 17,7%). Nel comparto dell’Asti, solo le Americhe nel 2015 mantengono i dati del 2014 con un incremento di circa 200mila bottiglie (+2,4%) portando il mercato a superare i 9,5 milioni di pezzi. I dati più pesanti giungono dalla Russia e dai mercati europei, Italia compresa. Se il salasso russo (da 13 milioni e 480mila bottiglie a poco più di 8 milioni, con una perdita superiore al 40%) è giustificabile anche con le conseguenze dell’embargo, un analogo discorso non regge con i mercati europei, che perdono quasi il 14%, passando da 35 milioni e 730mila bottiglie a 30 milioni e 800mila. Quasi 2 milioni e 300mila sono, poi, le bottiglie di Asti perse sul mercato italiano, che è passato da 10 milioni e 15mila del 2014 ai 7 milioni e 727mila dell’anno scorso, con una flessione del 22,8%.

Che accadrà domani? Dati così pesanti rischiano di diventare ancora più problematici se proiettati sul settore globale. Un rallentamento così forte del mercato non potrà non influire sui volumi delle giacenze, monitorati dall’accordo interprofessionale che sovraintende al comparto. Al momento, non ci sono dati ufficiali, ma sono sempre più pressanti le voci che ritengono le giacenze ormai vicine ai 500mila ettolitri, ben lontane dalla soglia dei 200-250mila ettolitri considerata ottimale per una corretta gestione del settore. Queste notizie così allarmanti proiettano ombre anche sulla vendemmia 2016: da più parti si parla di un’ipotetica resa per ettaro di 65 quintali, anziché i 100 previsti dal disciplinare. Questo provocherebbe danni gravi alla parte viticola, che si vedrebbe decurtate le entrate del 35%. È vero che mancano ancora parecchi mesi alla vendemmia, ma tale situazione richiederebbe un impegno concreto e coeso da parte di tutto il settore. Invece, gli sfilacciamenti sembrano all’ordine del giorno: recentemente l’Assessorato all’agricoltura della Regione ha convocato la riunione della commissione paritetica del Moscato per venerdì 25 marzo, ma corre voce che la componente industriale non avrebbe intenzione di partecipare. E non solo perché incombono le vacanze pasquali.

Giancarlo Montaldo

 

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