Roberto Anfossi, che usa il cavallo per raggiungere i malati

LA MORRA Nel corso dell’assegnazione del premio Terzani, assegnato a un progetto dell’ospedale Molinette di Torino venerdì 8 aprile, ha portato la sua testimonianza in merito all’umanizzazione della medicina, il dottor  Roberto Anfossi – torinese, da 28 anni trapiantato a La Morra – uno dei due medici di base della comunità langarola. Con una particolarità: quando deve fare delle visite domiciliari, raggiunge i suoi pazienti a cavallo,  in groppa a Sissi. E non può dimenticare la sua “prima volta”. Racconta infatti: “Era maggio del 2009. Sostituivo un collega e un pomeriggio – che avevo deciso di dedicare ad una lunga cavalcata – mi è capitata una visita domiciliare che non potevo rimandare. Allora mi sono detto: perché non andare dal paziente a cavallo? Detto fatto. Al mio arrivo i famigliari dell’ammalato non credevano ai propri occhi. Adesso invece è del tutto normale vedermi in sella, anche quando lavoro”.

Roberto Anfossi medico a cavalloLa passione per i cavalli è di famiglia: il dottore ha infatti un nonno che era un ufficiale di cavalleria e un padre che ha sempre cavalcato. Lui, a 14 anni, sognava di fare il centravanti. Una brutta asma ha troncato, sul nascere, la possibile carriera. Allora ha iniziato a cavalcare. E poi a fare gare. In particolare salto a ostacoli. Quando anche questa passione è diventata troppo onerosa (per le ore di allenamento necessarie) ha deciso di coniugare la professione con la passione. Continua a raccontare: «Vado a cavallo perché questo sport mi dà la possibilità di vivere a contatto con la natura in groppa ad un animale al quale sono molto affezionato. Per 4/5 giorni alla settimana nel recinto dell’Annunziata sello Sissi – operazione che mi richiede quasi un’ora – la monto e partiamo alla volta dei pazienti di La Morra, Verduno, Roddi, Gallo e Narzole. Nessun problema per i “ferri del mestiere”: nelle due bisacce laterali tengo tutto quanto mi occorre. In una gli strumenti medici (compreso il ricettario, i timbri e i medicinali essenziali) e nell’altra le funi per legare la cavalla quando arrivo dal paziente».

Tra le 400 visite domiciliari fatte con questo mezzo eco-compatibile, il dottor Anfossi annovera anche un paio di “urgenze”. E spiega: «Ricordo un’occasione in cui il cavallo mi ha permesso di arrivare molto più in fretta dal paziente: quando ho ricevuto la chiamata ho subito realizzato che passando attraverso una vigna e un campo, lo avrei raggiunto in pochissimo tempo. E così ho fatto. In altri casi però uso l’automobile».

Valter Manzone

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