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Monsignor Fitzgerald: La tolleranza è chiave del dialogo

Monsignor Fitzgerald: La tolleranza è chiave del dialogo

INTERVISTA Monsignor Fitzgerald alla conferenza albese in memoria di Piero Rossano
Il dialogo interreligioso, sempre più difficile in un clima di crescente intolleranza e paura verso lo straniero, è stato il tema principale dell’incontro, venerdì scorso nel Seminario di Alba, dal titolo “Parola e ascolto, per una cultura dell’incontro e del dialogo”, organizzata in occasione del venticinquesimo anniversario della morte del vescovo originario di Vezza Piero Rossano, già segretario del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso (al tempo denominato “Segretariato per i non cristiani”) e rettore della Pontificia università lateranense.

La conferenza è stata parte di un ciclo di incontri che ha coinvolto anche la comunità monastica di Bose (Biella) e Vezza, con relatori esperti sul tema del contatto e del dialogo tra religioni. Uno dei relatori è stato monsignor Michael Louis Fitzgerald, già presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso e nunzio apostolico in Egitto.
Quanto è stato importante l’impegno di monsignor Rossano per il dialogo interreligioso?
«Monsignor Rossano ha lasciato un’eredità importante, perché ha lavorato come teologo dopo il concilio Vaticano II e ha aiutato a mettere le basi per un approccio cristiano alle altre religioni. È stato segretario del “Segretariato per i non cristiani” e ha collaborato con il cardinale Sergio Pignedoli. Da un lato, il cardinale era istintivo e desiderava creare legami con la gente, mentre dall’altro Rossano era più riflessivo: erano due approcci diversi, ma proprio questo era il loro punto di forza».
Parliamo ora di attualità. Il primo ministro francese Manuel Valls ha affermato, parlando del terrorismo religioso, che questa sarà «una guerra lunga una generazione». Qual è la sua posizione in merito?
«Questa non è una guerra contro i musulmani, ma contro una minoranza fanatica che ha una visione distorta dell’islam. Eliminare questa concezione, è vero, può essere difficile e può impiegare un’intera generazione, ma ogni periodo ha una qualche idee da estirpare, la sua dose di odio e di violenza».
Come si può, oggi, promuovere un dialogo interreligioso?
«Questo è il tema principale della conferenza e anche io mi sono chiesto cosa avrebbe detto monsignor Rossano. Proprio durante un incontro sul dialogo interreligioso, gli era stato chiesto di commentare i documenti del concilio Vaticano II: in quell’occasione iniziò nominando Paolo VI, che sosteneva che la Chiesa dovesse guardare al di là di sé stessa, aprendosi ad altre religioni. Nelle sue meditazioni Rossano parla di tolleranza: la chiave per riconoscere i germi di verità e bontà che esistono in ogni uomo. L’intolleranza, al contrario, è frutto della superbia e della violenza ed è presente in ognuno di noi, per natura».
Come possiamo riconoscere e, soprattutto, combattere l’intolleranza?
«Generalmente riconosciamo quella degli altri popoli e non la nostra: capire quanto siamo pronti ad accettare gli altri è un esame di coscienza importante, che esige vigilanza e controllo di sé, ma che può portare a un dialogo. Dobbiamo evitare le generalizzazioni e lavorare insieme, accettando non solo le somiglianze, ma soprattutto le differenze tra noi e le altre religioni, percependole come uno stimolo».

Alessia M. Alloesio

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