Aperte le porte del cuore per i quattro migranti

Aperte le porte del cuore per i quattro migranti

MONTÀ 

Giovanissimi, hanno lasciato la Nigeria e il Gambia e solcato il mare, inseguendo la speranza di un futuro meno grigio
Sono arrivati lunedì 5 settembre i migranti che la Caritas diocesana ha affidato all’Unità pastorale montatese.
Si tratta di quattro ragazzi, tutti giovanissimi. Due vengono dal Gambia e due dalla Nigeria. Yankuba e Saikon (gambiani, musulmani), Victor e Christian (nigeriani, cristiani). Hanno tra i 15 e i 19 anni.
Si sono subito sistemati nell’appartamento preparato per loro in via Torino dove il vescovo Marco Brunetti è andato a trovarli martedì 6 settembre e dove, anche noi, siamo andati a conoscerli.
In un discreto inglese (l’italiano non lo sanno ancora ma hanno iniziato i corsi) ci hanno detto di essere sbarcati in Italia, a Salerno, il primo settembre. Sono salpati dalla Libia. Erano una ventina su un piccolo gommone.
«Per poterci stare tutti», hanno raccontato, «eravamo seduti a cavallo del tubo gonfiabile, con una gamba in acqua. Sinceramente avevamo paura di naufragare perché il motore della barca sembrava avere dei problemi. Ma abbiamo avuto fortuna e appena in acque internazionali siamo stati caricati da una nave spagnola».
Nei loro Paesi d’origine hanno lasciato famiglie povere e un futuro grigio: niente soldi per studiare, poche prospettive di lavoro.
Un quadro critico a cui si aggiunge, per i gambiani, una situazione politica instabile, nella quale la democrazia non esiste.
Ognuno di loro ha sogni diversi. Vogliono fare l’infermiere, l’operaio specializzato o l’artista. Sperano che l’Italia, o l’Europa, li possa accogliere e dia loro la possibilità di studiare. Poi alcuni tornerebbero a casa. Altri rimarrebbero.
Intanto domenica 11 settembre don Domenico Degiorgis, parroco di Montà e primo promotore dell’iniziativa, li ha presentati ai fedeli durante la Messa.
«Per il momento», racconta don Domenico, «la situazione è tranquilla. Anzi, sembra che anche gli animi più caldi si siano placati. Pare che, nel vederli, le persone provino tenerezza e si rendano conto che sono solo delle povere vittime. Ho ricevuto diversi messaggi di persone inizialmente ostili che si sono dichiarate “pentite” e spero che il loro esempio possa fare scuola. Addirittura il vicino che aveva aggredito un volontario prima del loro arrivo ora si è messo a parlare con loro in tutta tranquillità. Mi sembra che siano piccoli, ma importanti passi avanti».
Andrea Audisio

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