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Perché non realizzare un “museo diffuso” con al centro il Mermet?

Nascerà  un comitato per salvare lo sferisterio Mermet 1

Egregio direttore, ho seguito le vicende del Mermet con apprensione. Capisco gli appetiti edilizi e speculativi che periodicamente emergono su un’area così centrale: per chi ragiona solo con i soldi e con l’interesse privato si tratterebbe di certo di un buon affare.

Ma trovo sorprendente che non si possa chiudere una volta per tutte la questione vincolando il Mermet alla stregua di un vero e proprio monumento dell’albesità e della cultura locale. Il balon è un elemento distintivo e caratterizzante della cultura di Langa e Roero. Al suo alto muro e alla sua famosa “pupa” sono legati ricordi di “traverse” e di grandi campioni: da Manzo e Balestra a Bertola e Berruti. E non importa se le sue linee architettoniche non sono di evidenza monumentale come lo sferisterio di Macerata. Sarebbe un vero crimine culturale privare Alba, le Langhe e il Roero del Mermet. Sono certo che sindaco e Amministrazione comunale di Alba faranno di tutto per salvarlo e recuperarlo alla sua naturale vocazione.

A mio avviso, il Mermet dovrebbe diventare il simbolo di un vero e proprio progetto culturale e turistico che, partendo da Alba, censisca e unisca in un itinerario fra Langa, Roero e Liguria di ponente tutti i luoghi storici legati al balon e alla pantalera. Una sorta di “museo diffuso” che proprio nel Mermet potrebbe avere il suo centro di documentazione ed esposizione. Sarebbe un modo per valorizzarli e, così, salvarli dall’abbandono e dalla distruzione.
Luciano Bertello

Sono troppe cinque sigle sindacali per difendere i diritti dei dipendentiRilancio volentieri l’idea di un progetto culturale e turistico che non solo salvi, ma valorizzi il Mermet. Non è un qualsiasi impianto sportivo, né uno spazio per speculazioni edilizie. Non dimentichiamo che si tratta di uno dei più antichi impianti sportivi italiani, inaugurato nel 1857. Né dimentichiamo la passione di Beppe Fenoglio e Cesare Pavese, nostre eccellenze letterarie, per la pallapugno e questo stadio, definito dallo scrittore Giovani Arpino il “Maracanà” delle Langhe. Come è accaduto a me, molte persone che arrivano ad Alba, magari attratte dal tartufo e dal vino, neanche sanno dell’esistenza di questo sport. Eppure, arrivare qui offre lo stupore di continue scoperte: dalla bellezza delle colline coltivate alle tradizioni contadine. Perché non includervi anche giochi antichi e appassionanti come la pallapugno?

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