Una questione privata diventa film dei fratelli Taviani

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ALBA
La notizia è filtrata sui giornali, ai primi di agosto, attraverso un annuncio di casting, la ricerca di comparse e attori per piccole parti di fianco: i fratelli Paolo e Vittorio Taviani sono alle prese con un nuovo lavoro cinematografico, tratto dal romanzo di Beppe Fenoglio Una questione privata. Poco di più se ne sa, per ora: il giovane attore romano Luca Marinelli (Virzì, Sorrentino, Caligari…) sarà il partigiano Milton, studente universitario imbevuto di letteratura inglese e «addolorato» dalla bellezza di Fulvia, che a un tratto scarta dalla guerriglia («la guerra, la libertà, i compagni, i nemici») per il suo amore idealizzato e lo spettro di una possibile contraria verità.

Le riprese dovrebbero svolgersi (anche) dalle nostre parti, tra settembre e novembre; ma quando e dove sia la prima battuta del ciak, e per quale scena, non è al momento trapelato. Poco male: la sola notizia è, in sé, appassionante. Beppe Fenoglio entra dunque a far parte (o forse già ci si trovava) nella personale “biblioteca” dei fratelli Taviani, che nel corso di una lunga e onorata carriera di autori di cinema – una carriera autonoma, coerente, mai svenduta – si sono molto spesso accompagnati ad autori letterari.

Nati rispettivamente nel 1931 e 1929, i toscani Paolo e Vittorio Taviani potrebbero ben dirsi fratelli minori di Beppe Fenoglio (classe 1922); come lui ebbero la vita attraversata dalla guerra (e dalla guerra civile) e proprio da una tragica esperienza dell’infanzia, la strage nazista di San Miniato (loro paese natio) nel luglio 1944, prese avvio il loro lavoro cinematografico, con un documentario del 1954 (l’anno in cui Fenoglio si vedeva pubblicare La malora). Lo stesso episodio sarà poi un elemento del film molto amato La notte di San Lorenzo (1982).

Il decennio dei Sessanta si era aperto nel segno del cinema anche per Fenoglio: interpellato da Giulio Questi, lo scrittore si era lasciato volentieri coinvolgere nel progetto di un film di argomento resistenziale, offrendo con grande fiducia alla causa il soggetto del romanzo che aveva cominciato a scrivere in quello stesso periodo, e che, un paio di stesure più tardi, si sarebbe trasformato proprio in Una questione privata.

Sebbene per motivi diversi il progetto non si sia concretizzato, va rilevato come in fondo il cinema sia stato iscritto nelle origini e nel destino della storia del partigiano Milton e di Fulvia. Quando il romanzo uscì (postumo, incompiuto, affascinante), suscitò la consacrazione piena di rimpianto di Italo Calvino, il favore dei lettori e l’interesse dei registi di teatro (il primo fu Marcello Sartarelli nel 1965) e cinema. Come ad Alba si ricorda bene, la prima Questione privata a finire su pellicola, 50 anni fa esatti, fu quella di Giorgio Trentin: girato in un bel bianco e nero che esaltava gli scenari della Langa sotto la neve, il film non uscì dal circuito dei festival: fu “ucciso” e reso invisibile in Tv da un divieto ai minori che forse ancora oggi pende anacronisticamente sul suo capo.

La televisione tornò a visitare il romanzo di Fenoglio una volta ogni dieci anni, isolando il capitolo de La torta di Riccio con Vittorio Cottafavi (e Davide Lajolo) nel 1974 e realizzando due adattamenti, con alti e bassi, a opera di Alessandro Cane (1982) e Alberto Negrin (1993). Ora con Paolo e Vittorio Taviani, autori congeniali, è il cinema che finalmente torna a prendersi cura di Una questione privata, che anche per il fatto di essere periodicamente accostato e “sfidato” da autori diversi e nuovi dimostra di possedere lo statuto di “classico”.

Edoardo Borra

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