Trasferimento vicino per Villa Margherita?

Trasferimento vicino per Villa maegheruta'

BELVEDERE LANGHE Era il 29 settembre 2014, quando alla direzione regionale della sanità perveniva un’istanza da parte del sindaco di Lequio Tanaro, Costanzo Negro, per il trasferimento dei pazienti psichiatrici ospiti della struttura Villa Margherita di Belvedere Langhe alla residenza Don Comino situata nel centro del paese affacciato sulla fondovalle.

Da quel momento un susseguirsi di eventi: il 27 ottobre gli uffici regionali chiesero un parere di compatibilità alla direzione generale dell’Asl Cn-1, ma un mese e mezzo dopo la richiesta, il primo cittadino di Lequio Tanaro riferì ai soggetti istituzionali le manifestazioni di dissenso da parte della popolazione contro la proposta, tra le quali una raccolta di firme con oltre 650 adesioni. Tra le motivazioni che spinsero molti lequiesi a firmare c’era il timore che le persone da accogliere rappresentassero un potenziale pericolo per la popolazione e i bambini, considerata anche l’ubicazione della struttura in pieno centro. La questione arrivò anche in Consiglio regionale e a pronunciarsi fu l’assessore alla sanità Antonio Saitta, che rimandò la decisione definitiva alla direzione generale dell’Asl Cn-1.

Decisione che però, a distanza di quasi due anni, tarda ad arrivare. «Gli ospiti della struttura, in tutto una ventina, sono ancora a Belvedere», spiega il sindaco del paese dell’alta Langa Gualtiero Revelli. «Dallo scorso anno si è fatta sempre più concreta l’ipotesi del trasferimento, tanto che la struttura di Lequio riporta già l’insegna Villa Margherita, ma un ritardo nelle autorizzazioni sanitarie ha dilatato le tempistiche portando a un continuo rinnovo del contratto di affitto con il privato belvederese che possiede l’immobile sede della struttura», prosegue il primo cittadino.

Una soluzione questa che potrebbe non essere più necessaria da fine 2016, quando dovrebbe avvenire (il condizionale è d’obbligo) il trasloco, visti i problemi di spazio della residenza belvederese, che necessiterebbe di un ampliamento di 200-300 metri quadrati, reso però impossibile dalla sua collocazione, ha spiegato ancora il sindaco.

Conclude Revelli: «Siamo dispiaciuti per il necessario trasferimento degli ospiti. Se si esclude il gravissimo fatto di cronaca accaduto in passato, essi hanno rappresentato un esempio di convivenza positiva con la popolazione: uno dei pazienti collabora quotidianamente con il messo comunale e gli altri svolgono servizi per la comunità come la pulizia del fogliame e la sostituzione di sacchetti di immondizia nelle vie del paese. Nel loro piccolo hanno dato un grande contributo alla bellezza di Belvedere».

Debora Schellino

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