Ci vogliono 3 anni e 360mila euro per abbattere le barriere architettoniche

Ci vogliono 3 anni e 360mila euro per abbattere le barriere architettoniche

IL PROGETTO «L’accessibilità ambientale, ampliando le libertà individuali, andrebbe agita per quello che è: una risorsa e un’opportunità economica. Una città non accessibile, oltre a essere una città ingiusta –­perché impedisce a tante persone di coltivare le proprie aspirazioni –­è da ritenersi una città “stupida”, perché dissipa un bene prezioso come il tempo, compromette la coesione sociale, impedisce a una parte dei suoi abitanti di dare un contributo alla crescita sociale».

Queste le basi del Peba, il Piano per l’abbattimento delle barriere architettoniche, discusso nella commissione del 16 novembre e per la cui realizzazione l’Amministrazione di Maurizio Marello spenderà circa 360mila euro tra 2017 e 2019. Il documento passerà al vaglio del prossimo Consiglio, questa sera, martedì 29. Visto il favore con cui è stato commentato, c’è chi si attende l’approvazione all’unanimità.

Il piano permetterà di operare con una nuova sensibilità, come ha sottolineato la responsabile dell’Ufficio tecnico Daniela Albano: «Il lavoro ha imposto ai tecnici del Comune di entrare in empatia con le esigenze dei non normodotati e di capire che anche uno scalino di due cm può diventare una montagna da scalare per chi è disabile. Queste conoscenze non potranno che tradursi nella progettazione di ogni futura opera, accessibile a tutti».

Nel concreto, gli interventi del piano riguarderanno sette dimensioni del contesto urbano: marciapiedi, percorsi pedonali, pavimentazioni, parcheggi, rampe, arredo, attraversamenti pedonali. Potrebbero essere realizzati percorsi sensoriali – tattili e visivi – per favorire l’attraversamento pedonale degli ipovedenti o agevolare l’accesso al cimitero che, come riferito in precedenza dall’assessore Gatto, «è un’opera risalente al 1853: per questo abbiamo pensato alla posa di due ascensori da far rientrare nel Peba».

Ancora Gatto: «Attività di rilievo sarà la sensibilizzazione della cittadinanza e l’istituzione, all’interno dell’Ufficio tecnico, di uno spazio al quale rivolgersi per segnalare criticità, ottenere informazioni o conoscere l’iter per l’ottenimento di fondi ai privati».

Se il Consiglio approverà il documento, la città potrebbe modificare sé stessa per rendersi disponibile ai più deboli, cioè a chi non può abitarla con facilità.

Matteo Viberti

 

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