I numeri romani nelle vie e nelle piazze non piacciono più

I numeri romani nelle vie e nelle piazze non piacciono più

TOPONOMASTICA Via numeri romani, simboli e sigle. Così cambierà la toponomastica dei Comuni italiani, da Nord a Sud della Penisola, a partire dalla denominazione delle vie.

La fonte di riferimento è una deliberazione dell’Istat, risalente al 6 maggio 2014 e aggiornata il 27 novembre dello stesso anno. Obiettivo: precisare le modalità di inserimento dei dati toponomastici nell’Archivio nazionale dei numeri civici e delle strade urbane (Anncsu). Si tratta di un registro on-line, gestito dall’Agenzia delle entrate e dall’Istat, aggiornato dai Comuni, pensato come punto di riferimento unico in tutta Italia, con dati standardizzati in materia di indirizzo e stradario.

Dall’abolizione dei numeri romani (via Giovanni Paolo II diventerebbe via Giovanni Paolo secondo), alla necessità di indicare sempre nome e cognome del personaggio in questione (da piazza Garibaldi a piazza Giuseppe Garibaldi) sono numerosi i criteri prestabiliti che i Comuni devono rispettare, al fine di avere una chiave di denominazione unica in Italia.

E se a Roma ha fatto scalpore l’ipotetica eliminazione delle cifre romane dai cartelli, è notizia di questi giorni che Cuneo sarà uno dei primi Comuni italiani ad adeguarsi alla direttiva, cambiando la denominazione di ben 50 strade e piazze.

Come si legge sulla direttiva stessa, ne deriveranno poche conseguenze per i cittadini, dal momento che l’adeguamento alle modalità tecniche indicate e la denominazione estesa «non comportano la sostituzione delle carte di identità, se non su richiesta. Alla scadenza naturale, le nuove dovranno invece riportare l’indirizzo scritto in forma completa». Si tratterà, dunque, di un cambiamento principalmente burocratico.

E ad Alba? A livello locale, c’è nessun cambiamento in vista, come spiegano dall’Ufficio anagrafe del Comune: «In seguito alla direttiva, abbiamo già provveduto a mutare le denominazioni cittadine sul sito del Catasto, presso l’Agenzia delle entrate. Non si prevedono, per ora, interventi di altro tipo. Si tratta sicuramente di un lavoro complesso, che necessita del coordinamento di vari enti e per il quale sono necessari accertamenti».

Diversa, invece, la questione dei numeri civici con esponente, quelli seguiti da ulteriori numeri di identificazione, separati da una barra. Il 10 ottobre scorso, l’Istat aveva precisato che l’Anncsu non era predisposto ad accogliere questo tipo di numerazioni e che i Comuni avrebbero dovuto adeguarsi entro il 31 dicembre 2016. In seguito alle proteste dell’Anci (Associazione nazionale dei Comuni italiani), per via dell’enorme mole di lavoro che un’operazione di questo tipo avrebbe comportato, l’Istat e l’Agenzia delle entrate hanno prorogato il termine, sospendendo la direttiva circa la bonifica dei numeri civici e rinviando ogni decisione a gennaio.

Francesca Pinaffo

 

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