Italia nostra boccia il progetto dell’Università di Pollenzo

Consiglio provinciale lunedì 25 luglio a Pollenzo 1

BRA Nuovi spazi per l’Università di scienze gastronomiche (Unisg) di Pollenzo. Spazi che, non essendo reperibili all’interno dei fabbricati attualmente utilizzati, vanno individuati nell’ambito del tessuto urbano del real borgo. Interventi rientrati nella prima variante parziale al piano regolatore generale della città di Bra. La stessa che Italia nostra ha fortemente contestato, con la richiesta di annullamento fatta pervenire al presidente della Giunta regionale.

Spiega il presidente della sezione braidese Angelo Mallamaci: «L’Amministrazione comunale deve certamente cercare nuovi spazi per l’Università del gusto. Ma lo dovrebbe fare evitando di continuare a cementificare una zona che in molti definiscono una “piccola Pompei”. Un luogo che, invece di diventare un vero e proprio giacimento culturale in cui fare campagne di scavi archeologici (capaci di creare occupazione e attrarre turisti), viene martoriato con nuove costruzioni, la cui volumetria è assolutamente inadeguata alle sue caratteristiche».

Un edificio di due piani fuori terra

Nel progetto si parla di un edificio di due piani fuori terra, la cui altezza massima sarebbe di sette metri (esclusi eventuali impianti tecnologici), che verrebbe realizzato a pochi passi dalla storica chiesa della Madonnina.

Continua Mallamaci: «Invece di costruire nuovi edifici, sarebbe auspicabile che – senza cementificare ulteriormente il territorio – ci si occupasse di quelli attualmente liberi e vuoti. Quali l’ex sede dell’Itis di via Mendicità istruita (proprietà della Provincia, che da anni cerca inutilmente di venderla), palazzo Garrone o l’ex liceo classico di via Vittorio Emanuele (anch’esso inutilmente in vendita da anni, con il rischio di un ulteriore deprezzamento). Com’è noto, molte decine di studenti dell’Università di scienze gastronomiche risiedono già in Bra e affrontano quotidianamente continui e costosi spostamenti per recarsi a Pollenzo, con complicazioni personali e della mobilità cittadina».

Conclude il presidente di Italia nostra: «Se una parte dei corsi si svolgesse nel concentrico cittadino, in una zona in cui hanno sede i più importanti uffici di Slow Food, questo permetterebbe non solo il recupero funzionale delle citate strutture, ma anche una loro valorizzazione, senza ulteriormente aumentare in modo inopportuno il costruito e quindi il consumo di suolo a Pollenzo, in coerenza con i princìpi teorizzati dall’Università e dalla stessa Slow Food».

Replica il sindaco di Bra Bruna Sibille: «Per quanto riguarda il consumo di suolo previsto dalla variante, vorrei ribadire che le aree in oggetto sono recintate, edificate e frapposte fra aree residenziali consolidate: non si tratta quindi, in sostanza, di suolo agricolo, né si è in presenza di consumo di suolo».

Valter Manzone 

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