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Cento persone in emergenza: la casa che ad Alba non c’è

ALBA Sono in emergenza abitativa le persone che usufruiscono degli aiuti del consorzio socio-assistenziale Alba, Langhe e Roero per un problema grave legato alla casa: sfratto in corso, impossibilità a pagare l’affitto, disoccupazione. Oggi sono 45 casi problematici accertati: si tratta di 18 nuclei familiari (alcuni con minori) e 27 persone sole. In totale, un centinaio di storie di ordinaria difficoltà. Storie spesso difficili, che affondano le radici nel precariato, nella solitudine, nella disoccupazione e nel declino. Cinque nuclei attendono lo sfratto, che sarà eseguito nelle prossime settimane. Il consorzio, nel 2016, ha investito sull’emergenza casa 187mila euro. Il direttore Marco Bertoluzzo gestisce per quanto può le vicende di chi vive al limite.

L’emergenza casa ad Alba risulta in fase di miglioramento: è così Bertoluzzo?

«Anche se è prematuro azzardare previsioni, possiamo dire che la situazione sia migliorata. Nel 2016 i numeri dell’emergenza superavano quelli attuali del 15 per cento. La situazione economica locale risulta leggermente migliore rispetto a qualche mese fa, con segnali di speranza sull’occupazione: negli ultimi anni una decina di situazioni problematiche si sono avviate a soluzione e gli interventi cominciano a sortire risultati».

Cento persone in emergenza: la casa che ad Alba non c’è

Di quali interventi parla?

«La fondazione Cassa di risparmio di Cuneo attraverso il Comune di Alba (erogando più di 100mila euro) ha avviato un progetto denominato Emergenza casa. Abbiamo poi una serie di strumenti di accompagnamento che permettono di trovarci meno spiazzati quando il problema si presenta».

Quali strategie utilizzate per gestire lo sfratto?

«Il consorzio si serve di quattro tipologie operative. La prima è utile a fronteggiare una situazione di emergenza temporanea e improvvisa attraverso gli strumenti della borsa lavoro, della formazione per il nuovo impiego, dell’aiuto ai figli della persona di difficoltà. La seconda mira alla ricollocazione: accompagnamento all’autonomia, housing in comunità (al massimo un anno, un anno e mezzo). La terza modalità riguarda il supporto nella gestione del bilancio familiare e delle conseguenze legate allo sfratto per morosità (indebitamento, tenore di vita troppo alto rispetto alle risorse disponibili, problema del gioco). Infine prevediamo l’affiancamento per le situazioni di precariato protratto, gravi problematiche, declino».

Sembra che in città la casa sia uno dei problemi principali: costa molto.

«Uno dei problemi riguarda gli anziani che vivono in alloggi molto più grandi rispetto alle loro esigenze. Per ragioni di resistenza culturale e poca sensibilizzazione, nessuno chiede un “cambio di alloggio”. In questo modo assistiamo a un surplus di metratura inutilizzata. Inoltre, il mercato degli affitti continua a mantenersi su prezzi elevati. Molte persone in emergenza non hanno il reddito per vivere in città. Infine, emerge la diffidenza dei proprietari che preferiscono mantenere vuoti gli appartamenti piuttosto che rischiare morosità».

Qual è la soluzione?

«Trovare proprietari disposti a concedere alloggi a canone agevolato a persone in difficoltà: attraverso la nostra mediazione garantiremmo il pagamento dell’affitto. Da una simile operazione beneficerebbero entrambe le parti. Ci piacerebbe lanciare un vero e proprio appello agli albesi: chiunque volesse aderire all’iniziativa non esiti a contattarci. Nel futuro punteremo molto anche sul concetto di condominio solidale, ovvero forme di housing comunitario, per il quale ognuno mantiene la propria autonomia e individualità, in forma più organizzata e senza sprechi di spazio».

m.v.

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