Su quel terreno in strada Profonda, nel 1995, non ci fecero costruire

Su quel terreno in strada Profonda, nel 1995, non ci fecero costruire

IL CASO Ha fatto discutere la polemica lanciata su Gazzetta dal consigliere del M5s Ivano Martinetti contro la realizzazione di un magazzino su un terreno a ridosso del Cherasca, in strada Profonda, nel quartiere Moretta: «Ennesima cementificazione ed eventuale rischio idrogeologico».
Sul terreno – comunale, da 1.170 mq – il Municipio ha trovato un soggetto interessato a realizzare e gestire un magazzino di 200 mq (di cui 80 riservati a ricovero attrezzi del Comune). Alla “manifestazione di interesse”, scaduta il 14 febbraio, ha partecipato solo il Borgo Moretta che, salvo sorprese dell’ultim’ora, otterrà il terreno per 20 anni, passati i quali la struttura realizzata diventerà comunale.

Abbiamo cercato i residenti di strada Profonda. A parlare è Sergio Destefanis. «La strada di accesso al terreno dove il Comune vuole realizzare il magazzino in condivisione con il Borgo Moretta è privata. L’asfaltatura e le manutenzioni competono ai residenti. Mai abbiamo visto passare un mezzo del Comune. Vede?», spiega Destefanis, indicando alcuni bambini che si divertono accarezzando gli asinelli e facendo il verso alle oche custodite in un grande recinto a pochi metri dal terreno “incriminato”. Siamo a due passi dalla Moretta, ma in questa via si vive nel verde, su una strada dove transitano non più di dieci veicoli al giorno».
Amareggiato, l’uomo aggiunge: «Abbiamo saputo dell’intenzione di realizzare un magazzino da Gazzetta. Nessuno si è premurato di avvertire i pochi residenti che si potrebbe realizzare un manufatto simile: secondo le indiscrezioni potrebbe arrivare a 6,5 metri. Lo ritengo un insulto alla mia famiglia».

Dichiarazioni che hanno radici nella storia del terreno in questione: «Nel 1995 mio padre, Battista Destefanis, chiese di costruire la casa di famiglia sul terreno di cui era proprietario. Il progetto sulle prime venne bocciato e il Municipio, guidato da Enzo Demaria, volle che l’abitazione non occupasse più di 500 mq dei 1.700 totali del terreno. Il Comune, in cambio del permesso di costruire chiese in cessione gratuita i 1.170 metri quadrati rimanenti, per evitare che venissero edificate abitazioni in una zona che dopo l’alluvione del 1994 veniva ritenuta a rischio».
Sergio aggiunge annunciando battaglia: «Con che diritto il Comune cede l’area per realizzare un magazzino? Se permetterò che questo avvenga sarà come insultare la memoria della mia famiglia che con grande sacrificio ha dovuto cedere il terreno, rinunciando anche a costruire un’abitazione più estesa».  Destefanis aggiunge rispondendo all’assessore Alberto Gatto: «Dal 1995, quando l’assessore ai lavori pubblici aveva cinque anni, al 2016 mi sono preso cura del terreno, sempre sperando che il Comune, che mai se ne era occupato, ce lo restituisse un giorno. Ho coltivato un orto, impiantando alcuni noccioli e un filare di uva. Chiedo agli uffici, al sindaco, all’assessore di ripensare il progetto del magazzino, un’opera inutile che creerà solo disagi».

Risponde il sindaco Maurizio Marello: «La cessione del terreno un tempo appartenuto alla famiglia Destefanis al Comune rientra tra i normali rapporti di un Municipio con i cittadini. Resta da capire se il magazzino sia realmente troppo impattante per i residenti della zona. Se così dovesse essere, siamo disposti a rivedere il progetto».

m.p.

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