Rodello torna ad essere culla dell’arte contemporanea

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LABORATORIO Ad aprile arriveranno le opere degli artisti, in paese il 4 e 5 marzo
Sono in dieci, gli artisti prescelti dalla chiamata del Museo diocesano di Alba per ricalcare – e aggiornare – la tradizione di Dedalo Montali e del gruppo chiamato da don Mario Battaglino negli anni Sessanta con Rodello arte. Entro il 7 aprile le loro opere – di scultura, grafica, pittura, fotografia – saranno consegnate, per poi essere esposte e inaugurate in occasione della festa, il 6 maggio, nelle vie del paese e nel museo, accanto alle creazioni di maestri come Simondo e Ruggeri.

Laboratori, arte sacra e la terra

Il percorso di Rodello arte è iniziato con il seminario (o workshop, come usa dire oggi) del 4 e 5 marzo, nel corso del quale gli artisti, provenienti dal Nord Italia, ma anche dalla Sardegna – l’unico albese è Paolo Vergnano – si sono confrontati con don Liborio Palmieri, esperto d’arte, e Roberto Canu e Monica Mazzucco di Culturadalbasso di Savigliano. I temi erano l’arte sacra e religiosa e la terra, nel senso del termine che comprende il paesaggio, la tradizione, le persone che ad essa sono legate.

L’idea è «inaugurare un nuovo polo dove gli artisti possano decidere di occuparsi di arte sacra e religiosa», spiega Enrica Asselle di Colline e culture, che ha curato l’organizzazione con l’aiuto di Filippo Ghisi (Turismo in Langa) e della direttrice del Mudi Silvia Gallarato. Anche il Comune ha sostenuto l’iniziativa, anche, ma non solo, con l’ospitalità. E con la disponibilità ad accogliere e valorizzare le opere che gli artisti sceglieranno di lasciare a Rodello.

Il compito di prendere per mano gli artisti e offrire loro spunti sull’arte sacra e religiosa (e la differenza che corre tra le due) è stato affidato a don Liborio. «Il rapporto tra Chiesa e arte è molto complesso e difficile da ricostruire. La Chiesa nell’Ottocento perse il suo ruolo di committente e non è stata pronta all’uscita degli artisti dalle chiese e dagli atelier. Anche perché abbiamo pensato che, con personaggi come Michelangelo e Caravaggio fosse stato detto tutto. Questo è stato un limite nel rapporto con gli artisti che avrebbero potuto collaborare. Un punto di svolta arrivò con Paolo VI: il Papa invitò a una reciproca autocritica gli artisti e la Chiesa, che non aveva avuto la pazienza di comprendere i nuovi linguaggi. Rodello mi ha attratto, è in sintonia con quanto facciamo a Trapani ma con un tratto di novità: fa una proposta agli artisti senza limitarsi a ricevere quanto offerto da loro. È una dimostrazione che c’è interesse verso le risposte – e le domande – sul destino dell’uomo espresse con il linguaggio dell’arte contemporanea. Da parte nostra la chiave è abolire in partenza i pregiudizi».

p.r.

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