Paolo Tibaldi ci racconta aneddoti legati alla parola piemontese “Scarzoȓé”

Paolo Tibaldi ci racconta aneddoti le

Scarzoȓé: potatura verde; pulitura primaverile della vite mediante l’eliminazione dei germogli selvatici e senza frutto.

Anche quest’anno è arrivato il momento: chi abita in campagna si sarà certamente attivato nei filari dei diversi alberi da frutto (pesche, ciliegie, mele, prugne…), ma soprattutto tra le viti. La parola della settimana, infatti, è “scarzoȓé”. Ho citato non a caso, nella spiegazione, il vocabolario piemontese “Rastlèiȓe”, che ben spiega il significato di questa parola così rurale, a differenza di altri dizionari che ne riportano spiegazioni un po’ più raffazzonate, senza rendere giustizia ad una parola che porta con sé un valore piuttosto concreto.

Con “scarzoȓé” si sta parlando di un lavoro: un particolare ed importante tipo di potatura, cosiddetta “verde” o “primaverile” che consiste nello sfrondare, diradare o ripulire le viti dai pàmpini (così sono chiamate le foglie delle viti), ma anche da germogli selvatici improduttivi o in esubero.

Il periodo dell’anno destinato a questo lavoro è variabile; dipende dal livello di fioritura della pianta, conseguente al clima: quest’anno è particolarmente in anticipo, ma in linea di massima può essere svolto tra la fine di Marzo la metà di Maggio. Insomma, si comincia appena cessano le piogge. C’è da dire che sia considerato uno dei lavori più ostici tra quelli previsti nelle campagne, tant’è che non tutti amino la primavera poiché, appunto, presagisce questo impegno ciclico.

Infine, questa parola piuttosto settoriale, non è conosciuta in molte altre zone del Piemonte; in altri casi è invece conosciuta come “scarzé”. Curioso, infatti, evincere che entrambe le accezioni insistono su quella che potrebbe essere la “carzà”, ossìa, la carreggiata, tanto da suggerire che l’intento di questo lavoro, sia quello di togliere dal loro corso i troppi germogli poco utili, per pilotare una fioritura piuttosto efficace dal punto di vista della resa finale.

Paolo Tibaldi

 

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