Papilloma virus: un vaccino che può prevenire il tumore

MEDICINA Il tumore al collo dell’utero è il secondo per incidenza tra le donne nel mondo, con 500mila nuove diagnosi all’anno. In Italia ne è colpita una donna ogni 47, per un totale di 3.400 nuove diagnosi all’anno.

Sono dovute a questo tumore, il quarto nella Penisola, dopo mammella, colon retto e polmone, 1.200 morti ogni anno.

Questi dati sono stati forniti dalla direttrice del servizio di oncologia dell’Asl Cn2 Cinzia Ortega, interpellata da Gazzetta per conoscere meglio una patologia salita nelle scorse settimane alla ribalta dei media che, talvolta, provocano, ma spesso semplicemente raccontano il fenomeno del calo delle vaccinazioni. Abbiamo provato a fare chiarezza.

 

Quante pazienti seguite per questa forma di cancro?

«Nell’ultimo anno su 90 pazienti valutate al gruppo interdisciplinare cure interaziendale, di cui fanno parte oltre all’Asl Cn2 anche Asl Cn1 e Aso Santa Croce e Carle di Cuneo, 11 con carcinoma del collo dell’utero sono state prese in carico dall’oncologia di Alba. Sono state trattate o con radiochemioterapia, o sola chemioterapia, o avviate e seguite per la sola terapia di supporto, anche nota come best supportive care, che ha come finalità la migliore sopravvivenza del singolo. In particolare nel nostro servizio di queste patologie si occupa la dottoressa Marinella Destefanis».

Papilloma virus: un vaccino che può prevenire il tumore
Cinzia Ortega, direttrice del servizio di oncologia dell’Asl Cn2

Come vengono trattati questi tumori?

«È possibile fare la chemioterapia prima dell’intervento chirurgico, per ridurre la massa e portarla a operabilità, oppure la radioterapia associata alla chemioterapia. Gestiamo i trattamenti concomitanti, grazie alla possibilità del trasporto a Cuneo; vi sono poi le pazienti con forme più avanzate, cioè metastatiche, che sono gestite nel day hospital. In generale il trattamento fondamentale di base per questo tumore è la chemioterapia, perché ci sono farmaci chemioterapici molto attivi, ma si stanno valutando anche farmaci biologici, che oggi stiamo già iniziando a utilizzare nello standard della forma più avanzata. All’orizzonte c’è poi l’utilizzo di altri farmaci anche per bocca, sempre a bersaglio molecolare, che sono in fase di studio».

Qual è stata l’evoluzione di questo tumore negli anni e qual è attualmente la situazione?

«La mortalità si è ridotta di circa un terzo rispetto agli anni ’50 grazie alla diagnosi precoce e agli screening: a fronte di un aumento delle diagnosi assistiamo a una riduzione delle morti perché meno casi vengono trovati quando ormai molto invasivi. In Italia il gradiente di incidenza Nord-Sud è circa il doppio: nel Settentrione si riscontra una maggiore disponibilità a partecipare agli screening e vengono diagnosticati più casi. Proprio in conseguenza di questa situazione, il tasso di mortalità segue un andamento inverso e al Nord è del 10% in meno: i tumori vengono trovati in fasi più precoci. Per quanto riguarda l’età, il carcinoma in situ, meno invasivo, ha la sua massima incidenza intorno ai 25-35 anni, mentre per quello più invasivo l’incidenza sale progressivamente con l’età, con un picco sui 40-65. Va detto che da alcuni anni è disponibile un vaccino contro il Papilloma virus, e sembra ci sia un vantaggio importante a limitare questa infezione vaccinando le ragazze giovani».

Un numero su tutti giustifica l’importanza di proteggersi contro i virus Hpv: 99,7% è la percentuale di casi di tumore della cervice uterina causati da questo agente virale. Sebbene contrarre l’infezione non significhi automaticamente sviluppare il cancro del collo dell’utero, è comunque fondamentale ridurre al minimo il principa le fattore di rischio.

I vaccini anti-Hpv hanno mostrato buona efficacia in questa direzione, la protezione da loro offerta contro l’infezione e la formazione di lesioni precancerose, negli studi effettuati, è stata valutata intorno al 95% per le donne vaccinate che non erano entrate in contatto precedentemente con il virus. Questa protezione scende però se c’è già una storia di infezione da Hpv. Ecco perché la condizione ideale è di vaccinare le preadolescenti.

Tra le novità c’è il programma per immunizzare anche i preadolescenti

Sul vaccino contro il virus Hpv risponde il direttore del servizio vaccinazioni e profilassi malattie infettive dell’Asl Cn2 Franco Giovanetti.

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Franco Giovanetti, responsabile del servizio di prevenzione dell’Azienda sanitaria di Alba e Bra

In che cosa consiste il vaccino e a chi è indicato? Ci sono controindicazioni?

«Il vaccino anti Hpv è composto dalle proteine L1, cioè particelle simil-virali prodotte in laboratorio che però non contengono il Dna del virus: pertanto non vi è alcuna possibilità che provochi l’infezione. Il vaccino è offerto gratuitamente con lettera d’invito a tutte le ragazze intorno all’undicesimo anno d’età. Anche le donne adulte possono beneficiare della vaccinazione, che è somministrata negli ambulatori vaccinali dell’Asl a prezzo di costo. Recentemente questa possibilità è stata estesa anche agli uomini».

Come si deve fare per accedere al vaccino?

«Le undicenni vengono invitate alla vaccinazione con una lettera. Tutti gli altri possono accedere all’ambulatorio di via Vida il giovedì o venerdì dalle 9 alle 11, senza prenotazione. A Bra, invece, occorre prenotare al numero 0172-42.04.10. C’è anche una novità: a dicembre formuleremo un programma per i maschi preadolescenti, che verranno chiamati a vaccinarsi».

a.r.

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