Segui la diretta scritta di Roberto Saviano al Teatro Sociale

Bozza automatica 48

ALBA Roberto Saviano, scrittore e giornalista, arriva al teatro Sociale, aperto straordinariamente nelle due sale per l’occasione, alle 21.10. Ad attenderlo oltre 800 albesi, il sindaco Maurizio Marello e l’assessore alla cultura Fabio Tripaldi. Gazzetta segue in diretta con il giornalista Matteo Viberti l’evento.

A intervistare Saviano sarà lo scrittore torinese Giuseppe Culicchia.

ore 21.15 -Lo scrittore napoletano spiega: «Il mio inizio fu complicato e strano. Quando scrissi Gomorra non pensavo alle conseguenze. Avevo 26 anni, il libro l’avevo iniziato a 24. Mondadori ne stampò 5.000 copie.

Poi successe una magia: il passaparola. Il libro divenne grande, ma fece impazzire i poteri che mi costrinsero da allora a vivere sotto protezione».

21.22 «Quando vengo a nord o in città come Alba, mi accorgo che ci sono città curiose e attente a ciò che succede fuori. Altri luoghi invece guardano solo se stessi, ciò che succede dentro.

21.25  «Per capire come i bambini inizino a sparare, è sufficiente citare i numeri: se investo mille euro nella Apple, l anno seguente avrò 1.300 euro, se l’azienda sarà andata bene. Se investo 1.000 euro in cocaina, l’anno dopo il ritorno è 182.000 euro. In nome di queste cifre si ammazza, nasce la criminalità.

21.36  Sul libro Saviano spiega: «Il romanzo racconta una storia vera, ispirata appunto a un’inchiesta giudiziaria chiamata “la paranza dei bambini”. Racconta la storia di Nicolas, che nella realtà si chiamava Emanuele. L’idea che lo spingeva a delinquere era: ce la posso fare solo se faccio un mucchio di soldi. Sapeva benissimo che sarebbe morto».

21.40  «Per comprendere questi ragazzini bisogna capire il contesto in cui vivono: a Napoli la disoccupazione è all’80 per cento, l’inferno assoluto. Il lavoro è concepito come impossibile, pensano non esista modo di realizzarsi personalmente ed emotivamente attraverso di esso». [06/04, 21:46] Matteo Viberti:

21.46 «Un giorno il capo di paranza girava con i suoi ragazzi. Chiese una sigaretta a un giovane passante. Quello rispose: “Ma come, tu che sei il re di Napoli chiedi a me la sigaretta?”. Allora il capo della banda disse a uno scagnozzo: sparagli. E lui sparò. Queste cose sono all’ordine del giorno in certi luoghi».

21.55 «Educare all’antimafia vuol dire educare alla felicità».

22.07 Saviano spiega: «Cominciai a partecipare ai processi dei boss di mafia a 18 anni. Non ero l’unico. Le scuole si scuotevano per assistere. Era uno spettacolo, terribile, ma pur sempre uno spettacolo. Osservavamo i codici gestuali con cui i figli dei mafiosi parlavano ai padri nella gabbia del tribunale, in attesa di sentenza. Quando prendevano l’ergastolo non piangevano, non muovevano un muscolo. Rimanevano immobili».

22.10 «Ho imparato a cercare l’innocenza laddove non c’è, dove sembra esista solo brutalità. È l unico modo per risolvere il problema. Anche la serie di Gomorra è costruita così: vogliamo che il lettore o il telespettatore si chieda: quanto di questi criminali c’è anche in me?»

22.15 «Volevo chiudere con questa immagine dello scrittore Corrado Alvaro: suo padre era insegnante e bocciava solamente. Non voleva che i suoi allievi diventassero pastori subito dopo la quinta elementare. Era infatti tradizione che i genitori li avviassero al lavoro a dieci anni. Cosi salvò intere generazioni. E diceva: La più grande disperazione di un paese è pensare che vivere onestamente sia inutile. Ebbene: fate che non sia inutile».

Alle 22.20 l’incontro con Roberto Saviano si conclude accompagnato da un lungo applauso di tutto il pubblico nelle due sale del teatro Sociale.

Si conclude qui la diretta scritta di Gazzetta. Grazie per l’attenzione.

Banner Gazzetta d'Alba