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Settantadue Province italiane sull’orlo del dissesto

Settantadue Province italiane sull’orlo del dissesto

CUNEO Quale futuro per le province italiane? Condannate a subire tagli sempre più ingenti,  sembravano destinate a essere abolite con il referendum costituzionale dello scorso dicembre. L’esito della consultazione popolare le ha mantenute in vita, relegandole però in una situazione di stallo.

Dalla viabilità alle scuole, sono molte e rilevanti le materie di cui sono competenti le amministrazioni provinciali, pur non avendo le risorse sufficienti per assicurare ai cittadini un adeguato svolgimento delle loro funzioni. Come conseguenza, 72 province italiane temono di non riuscire a chiudere il bilancio di previsione per 2017 in tempo utile, con conseguente dissesto finanziario. Un quadro che coinvolge anche le province piemontesi, con esclusione di Torino in quanto città metropolitana e soggetta per questo a una diversa normativa.

Cuneo è tra i pochi enti che hanno approvato il bliancio preventivo 2017

È iniziata una mobilitazione dei sette presidenti provinciali piemontesi, che hanno presentato in Procura esposti contro il Governo. Se ne è parlato lunedì 3 aprile a Torino, in un incontro tra i presidenti delle province piemontesi e Achille Variati, presidente nazionale dell’Upi (Unione province italiane). A prendersi carico della questione l’Anci (Associazione nazionale comuni italiani), dopo la fusione con l’Unione delle province piemontesi: «Il quadro è tutt’altro che roseo», spiega Emanuele Ramella Pralongo, vicepresidente Anci e presidente della provincia di Biella. «In questo momento solo la provincia di Cuneo è riuscita a chiudere il bilancio nel termine prefissato. Per le altre la scadenza è stata prolungata al prossimo giugno, ma i rischi sono molto elevati».

E prosegue: «A fronte delle molte funzioni di competenza provinciale, la Regione paga il corrispettivo necessario, mentre lo Stato risulta insolvente di una cifra pari a 650 milioni di euro. In linea con la mobilitazione nazionale, abbiamo deciso di attivarci fin da subito a livello regionale, denunciando questa situazione drammatica e chiedendo interventi immediati da parte degli organi competenti: non intendiamo fermarci».

Francesca Pinaffo

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